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Studenti senza regole, in Texas si rispolvera la bacchetta

Per tamponare la crescente impertinenza degli alunni possono essere adottate diverse strategie. La casistica è ampia: si va dei metodi più improntati al dialogo, con i giovani potenziali “bulli” considerati quasi fossero dei figli, a quelle meno tolleranti, che prevedono richiami ufficiali, sino alla sospensione e all’applicazione del cinque in condotta con conseguente bocciatura.
Alcuni Stati, soprattutto facenti capo ai “moderni” Stati Uniti, hanno però pensato che la misura sia colma e che sia sacrosanto spingersi oltre. Andando a pescare nel “tradizionale”: così, almeno, è stato deciso a Temple, nel Texas, dove per combattere l’arroganza mostrata da sempre più studenti verso compagni ed adulti, le istituzioni locali si sono riappropriate della bacchetta. Anche se si tratta di un oggetto d’altri tempi, messo in soffitta nella gran parte degli Stati Uniti, la cittadinanza del Texas non è rimasta sorpresa per la sua rivisitazione. Anzi, sarebbero stati alcuni genitori a chiederne il reintegro a scuola, convinti che solo i vecchi metodi educativi, utilizzati probabilmente su loro stessi, avrebbero potuto garantire un ritorno all’ordine ed al rispetto.
I fatti sembrano dare ragione ai severi decisori texani: a quasi un anno dal ritorno delle punizioni corporali, “all’interno 14 scuole della città – ha detto Steve Wright, direttore di una scuola di Temple – il comportamento dei ragazzi è migliorato sensibilmente anche se finora è stata usata solo su uno studente”.
A dire il vero le punizioni corporali sono legali ancora in 20 Stati americani, soprattutto nel Sud, ma sono sempre meno le città che lo fanno proprio. Anche il severo Ohio ci ha rinunciato l’anno scorso e una sottocommissione della Camera, guidata dalla democratica Carolyn McCarthy, sta facendo in modo che vengano vietate in tutta la nazione. L’aumento dei casi di bullismo all’interno delle scuole non lo aiuta però, di certo, in questa difficile impresa.
Alessandro Giuliani

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