In Italia gli alunni e studenti figli di genitori stranieri continuano a dovere attendere la maggiore età per chiedere di essere considerati cittadini italiani. E solo a determinate condizioni. Dell’esigenza di cambiare la norma si parla da anni. Ma senza alcuna novità sostanziale. A chiedere di mutare la legge è stato anche Giuseppe Conte, presidente del M5s: durante il congresso di Articolo Uno, a Roma, l’ex premier ha detto che “uno strumento di cittadinanza offerto solo come fosse un fatto occasionale, come la nascita sul territorio italiano, non è una soluzione adeguata”.
“Abbiamo lo Ius Scholae, diamo la cittadinanza a quei ragazzi che sono a scuola coi nostri figli, che parlano italiano”, ha sottolineato Conte.
Ricordiamo che il Movimento 5 stelle ha chiesto di mutare il progetto di realizzazione dello ius soli (che nel 2015 il Senato ha negato dopo il sì della Camera) nello ius scholae: il progetto di legge riguarda i minori di origine straniera, che siano nati in Italia o giunti nel nostro Paese prima di aver compiuto dodici anni di età.
Il modello, inserito anche in diversi emendamenti ora al vaglio della Commissione Affari Costituzionali della Camera, prevede l’ottenimento della cittadinanza italiana dopo avere completato un percorso scolastico di cinque anni consecutivi.
Ma quanti sono gli stranieri che frequentano le scuole in Italia? Gli ultimi dati, resi pubblici dal Censis, sono quelli dell’anno scolastico 2018-2019: gli alunni stranieri sono 857.729, con un incremento dell’1,9% rispetto all’anno precedente, pari a 15.628 alunni stranieri in più.
I 15 mila nuovi alunni iscritti privi di cittadinanza italiana, a ben vedere sono meno della metà di quelli che giungevano in passato: tra il 2003 e il 2007, ad esempio, la scuola italiana ha accolto ogni anno tra i 67.000 e i 72.000 nuovi studenti non italiani.
Complessivamente, gli alunni e studenti stranieri costituiscono oggi il 10% del totale di quelli iscritti ad un corso di studi scolastico in Italia.
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