Un gruppo di ragazzi ucraini ha registrato un video in sei lingue diverse e lo ha messo online, chiedendo al mondo di attivarsi per fermare la guerra, per favore.
Già, fin dall’inizio, quello che sembra il videoselfie di una ragazza irrompe con l’audio delle sirene di allerta che annuncia l’imminente bombardamento della città, mentre la studentessa ucraina mostra il dramma della guerra e ciò che sta vivendo in prima persona, con i suoi coetanei.
Il messaggio è immediato, racconta Rainews 24: quegli studenti potrebbero essere i nostri figli, i nostri nipoti, i figli di amici. Quindi parte l’appello in diverse lingue di un gruppo di studenti ucraini che chiedono la condivisione sui social del loro grido, composto e impaurito al tempo stesso: “Non vogliamo aver paura, vogliamo rimanere: per favore fermate la guerra”.
Sono ragazzi e ragazze con le felpe, come i nostri studenti e che dovrebbero trovarsi in un’aula a studiare la storia, invece di vivere sulla propria pelle il conflitto che da meno di una settimana, sta tenendo tutto il mondo col fiato sospeso.
Ragazzi che si trovano a dover usare i social non per divertimento, come nelle nostre scuole continua a succedere, ma per chiedere un aiuto alla comunità mondiale a non morire sotto le bombe.
Sotto i raid russi è strage di bambini. L’Unicef: “sono raid indiscriminati, colpite scuole, acquedotti, ospedali e persino orfanotrofi”.
Per quanto i russi continuino a sostenere che nessun attacco abbia preso di mira i civili, in Ucraina si sta morendo e per davvero.
Le prime stime parlano di almeno 210 vittime tra i civili, inclusi diversi bambini, secondo i dati del commissario ucraino per i diritti umani.
Zelensky ha detto che i bambini morti sono già 16. Tra loro Alisa Hlans, neanche 8 anni, uccisa mentre era all’asilo il secondo giorno dell’invasione russa, nella piccola città di Okhtyrka, a un’ora di auto dal confine Nord-Orientale, e Polina, che frequentava l’ultimo anno di scuola elementare a Kiev. È stata uccisa con i suoi genitori da un gruppo russo di sabotatori in una strada nella periferia nordoccidentale della città.
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