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Studenti violenti e bulli, non basta sanzionarli ma vanno sempre denunciati: a Treviso interviene il Questore

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L’escalation di atti di violenza e bullismo a scuola prodotti dagli studenti non sembra fermarsi nemmeno dinanzi all’irrigidimento delle sanzioni. In alcuni casi sono costretti ad intervenire anche gli organi di sicurezza pubblici o la giustizia ordinaria. Come nella provincia di Treviso, dove uno studente di 16 anni che ha aggredito più volte dei compagni, schiaffeggiandoli, è stato ammonito dal Questore locale.

Il fatto, ritenuto un vero e proprio atto di bullismo, scrive l’Ansa, è accaduto in un istituto scolastico della provincia e nasce dalla denuncia prodotta dalla madre della vittima, che si è rivolta ai Carabinieri per raccontare i soprusi subiti dal figlio ad opera del coetaneo.

Le aggressioni, riferisce ancora l’agenzia di stampa, sarebbero iniziate da quasi un anno, quando la vittima è intervenuta in difesa del cugino, anche lui nello stesso istituto scolastico, dopo che era stato schiaffeggiato dal 16enne.

Negli ultimi due mesi, il 16enne ha aggredito fisicamente, in due occasioni, l’ultima vittima: lo scorso novembre colpendola con diversi schiaffi, e pochi giorni dopo spintonandola, in entrambi i casi durante la ricreazione, alla presenza di decine di allievi dell’Istituto.

La vittima, insieme alla madre, ha avuto la forza di raccontare tutto ai Carabinieri e la Polizia di Stato, una volta venuta a conoscenza dei fatti, accertati anche attraverso le immagini raccolte sui social. si è immediatamente attivata per l’emissione del provvedimento monitorio.

In base alla nuova normativa scolastica, il ragazzo aggressore potrebbe subire una lunga sospensione e questa non si tramuterà in mero allontanamento dalle lezioni, ma in attività da svolgere in ambito sociale, come l’assistenza agli anziani. Inoltre, qualora nel corso dell’anno scolastico non dovesse convincere il Consiglio di classe a valutarlo con una valutazione sufficiente in condotta, scatterà la non ammissione automatica all’anno successivo.  

A proposito della “stretta” su questo tema voluta dal Governo Meloni e dal ministro Giuseppe Valditara, ricordiamo che nella Gazzetta Ufficiale del 16 ottobre scorso è stata pubblicata la Legge n. 150 per la “Revisione della disciplina in materia di valutazione delle studentesse e degli studenti, di tutela dell’autorevolezza del personale scolastico nonché di indirizzi scolastici differenziati”.
Come abbiamo avuto modo di scrivere, il provvedimento, entrato in vigore il 31 ottobre successivo, prevede che per comportamenti inadeguati gli studenti possano essere sanzionati con il 6 in condotta: in tal caso dovranno presentare una “tesina” su un tema di educazione civica in modo da dimostrare di conoscere le regole della convivenza civile.
La tesina sarà valutata in sede di esame di Stato finale oppure al termine dell’anno.
Se invece la valutazione del comportamento dovesse risultare inferiore a sei decimi, quindi già con il 5 in condotta, il consiglio di classe delibererà la non ammissione alla classe successiva o all’esame di Stato conclusivo del percorso di studi.

Gli “attori” della scuola rimangono inoltre in attesa della revisione della disciplina in materia di valutazione del comportamento delle studentesse e degli studenti: il nuovo regolamento dovrà essere redatto entro sei mesi dalla pubblicazione della nuova legge.

Queste le nuove norme, che però potrebbero non bastare: non a caso, anche se ancora non è il momento di fare resoconti, per via del lasso di tempo minimo passato rispetto all’entrata in vigore della “stretta” Valditara, i numeri non sembrano ad oggi garantire quella inversione di tendenza in cui tutti speravamo.

L’impressione, come abbiamo già osservato, è che la situazione sia davvero molto complessa e non risolvibile con dei provvedimenti più restrittivi sul fronte delle sanzioni: “il tema della violenza giovanile (bullismo e cyberbullismo compresi) è molto complesso, in esso si intrecciano ragioni psicologiche, sociali, culturali e necessità di risposte altrettanto complesse e articolate. Usare la “clava” del voto di condotta e della bocciatura ci sembra una soluzione troppo semplice e poco efficace”.