Continua a far discutere la promozione con 9 in condotta di uno degli studenti che lo scorso ottobre hanno organizzato in una scuola superiore di Rovigo, l’istituto tecnico industriale Viola Marchesini, l’incredibile aggressione alla loro professoressa colpendola con pallini sparati da una pistola ad aria compressa: a tenere banco è ancora il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che non sembra accontentarsi di avere inviato degli ispettori in tempo record nell’istituto tecnico veneto: serve anche “un ripensamento sul significato e sul ruolo, all’interno dell’intero anno scolastico, del voto di condotta”, ha detto Valditara.
Al titolare dell’Istruzione nazionale sembra proprio non andare giù quel 9 in condotta, quel giudizio del Consiglio di classe sul comportamento di uno dei 15enni definito “irreprensibile” e in linea con il piano di offerta formativa dell’istituto: quanto accaduto “mi ha lasciato perplesso”, non ha nascosto Valditara.
“Ho mandato un’ispezione, vogliamo capire che margini di manovra può avere il Ministero. Ma non basta mandare gli ispettori, interverremo anche sul voto di condotta”, ha chiosato il Ministro.
Più di qualcuno, tra gli addetti ai lavori, ha però invocato la libertà di decisione delle scuole, che con l’autonomia scolastica – introdotta ormai da 20 anni – si è affrancata dal modello gerarchico precedente. In pratica, le decisioni prese dagli organi collegiali, se in linea con quanto stabilito dal regolamento che ogni scuola si è dato, non possono essere messe in discussione. A meno che non siano approvate sulla base di palesi errori, in contraddizione magari con le norme nazionali, a partire dal Testo Unico della Scuola del 1994.
In attesa di capire, dagli ispettori, come sono andate le cose nell’istituto superiore veneto, la professoressa Isabella Sgarbi, ha specificato che un intervento del ministero di Viale Trastevere sarebbe comunque utile “per poterci muovere in un quadro più corretto” e da questo punto di vista eventuali “linee guida da parte del ministro sarebbero di grande utilità”.
Ci sono, tuttavia, delle scuole che non hanno seguito la linea presa dal Consiglio di Classe del tecnico industriale Viola Marchesini di Rovigo: ad Abbiategrasso, ad esempio, il ragazzo che ha colpito con un coltello la sua docente del liceo, costringendola ad una delicata operazione chirurgica durata alcune ore, non è stato nemmeno scrutinato, perché il Consiglio d’Istituto lo ha “espulso” da scuola.
Una decisione che ha prodotto, tra l’altro, il ricorso da parte del legale della famiglia del giovane, principalmente perché il ragazzo non è stato valutato dai suoi docenti, ma dal Consiglio d’Istituto.
Anche di questo caso è tornato a parlare il ministro Giuseppe Valditara, ma con toni tutt’altro che critici: “Rispetto l’autonomia di una scuola che ha deciso in un certo modo, ha assunto le sue informazioni e ha fatto una scelta. Io rispetto quella scelta“, ha sottolineato il numero uno del dicastero bianco, schierandosi stavolta con il corpo docente e il preside.
Resta da capire quale sia il margine di intervento e di “invadenza” dei dirigenti del ministero dell’Istruzione, ministro compreso, su casi specifici come questi.
Il rischio, infatti, è che la messa in discussione, da parte dell’amministrazione centrale, delle decisioni prese dalle singole scuole nell’ambito della valutazione dei loro alunni, alla lunga, anziché rafforzare l’autorevolezza corpo docente e dirigenziale scolastico, possa invece indebolirla.