Buone notizie per la maggior parte degli insegnanti: è vero che, alla pari di quasi tutti gli altri lavoratori, vanno in pensione sempre più tardi, ma è anche vero che chi è laureato, ovvero il 60% dei docenti, vive in media tre anni di più rispetto a chi si ferma alla licenza media.
E chi ha il diploma di maturità guadagna, sempre in media, circa un anno e mezzo, sempre rispetto a chi non è andato oltre la terza media.
Il vistoso gap è stato registrato nel rapporto “L’Italia per l’equità nella Salute”, pubblicato il 1° dicembre e realizzato dall’Inmp, dall’Istituto superiore di sanità, dall’Agenas e dall’Aifa, su indicazione del Ministero della Salute.
E chi ha il diploma di maturità guadagna, sempre in media, circa un anno e mezzo, sempre rispetto a chi non è andato oltre la terza media.
Il vistoso gap è stato registrato nel rapporto “L’Italia per l’equità nella Salute”, pubblicato il realizzato dall’Inmp, dall’Istituto superiore di sanità, dall’Agenas e dall’Aifa, su indicazione del Ministero della Salute.
La cultura incide sugli stili di vita
Il divario culturale, evidentemente, comporta stili di vita diversi, a vantaggio di chi ha passato più tempo sui libri, svolgendo pure diversi esami universitari.
I maschi che hanno al massimo la licenza media inferiore hanno un anno e mezzo di vita in meno rispetto a quelli con la maturità, i quali a loro volta hanno uno svantaggio di un altro anno e mezzo a confronto con i laureati. Tra le donne le disuguaglianze sono meno pronunciate: tra obbligo e laurea c’è un anno e tre mesi di differenza nell’aspettativa di vita.
Lo stile di vita dei più istruiti, si ripercuote in modo diretto sulla salute. Solo il 13% dei cittadini con alta istruzione fuma, percentuale che sale al 22% tra coloro che hanno frequentato al massimo la scuola dell’obbligo.
I laureati fanno più sport
E ancora: appena il 7% di chi ha un titolo di studio elevato è obeso e il 52% è sedentario, contro il 14% e il 72% rispettivamente tra i meno istruiti.
Geograficamente, a livello nazionale, la tendenza vale in assoluto “indipendentemente da dove si viva”. Ciò non toglie che un laureato del Nord ha maggiori chances di vivere più anni rispetto ad un cittadino del Sud.
È inoltre indicativo un altro dato: il 7,8% degli italiani, ovvero 5 milioni di cittadini, pur avendone bisogno, ha detto “no” a una o più visite specialistiche o a trattamenti terapeutici per mancanza di soldi.
I meno istruiti sempre più poveri
Se al Sud si muore di più per malattie del sistema circolatorio, nelle regioni del Nord c’è un eccesso di mortalità prematura per tumori maligni (in particolare, nel Nord-Ovest, tumori al polmone). Ed ancora: il 9,6% degli italiani è in condizioni abitative difficili, per sovraffollamento (27,8%, quasi il doppio della media europea) e per la presenza di problemi strutturali.
Anche il disagio per l’inadeguatezza dell’abitazione, aumentato in modo netto con la crisi, si legge nel rapporto, “è un indizio importante di povertà e presenta rischi diretti per la salute”.
Povertà che si registra soprattutto tra chi ha un titolo di studio più basso. Una tendenza, certo, non nuova, ma che in presenza di difficoltà economiche generalizzate, evidentemente si acuisce.