Attualità

Studiare non garantisce successo nella vita, anzi: scende la fiducia dei giovani verso Scuola e Cultura

In Italia scende lievemente il livello di fiducia complessiva dei giovani verso il futuro, passando dal 68,6% al 68,4. Mentre diventa un po’ più marcata la sfiducia verso la scuola e le università, così come la diminuzione dell’importanza attribuita alla cultura: in pochi mesi l’apprezzamento per l’Istruzione ha perso due punti percentuali, arretrando all’85% di consensi nella fascia d’eta 18-25 anni e scendendo all’81% tra i giovani con 25-34 anni. In quest’ultimo range di età anagrafica, la stima verso la Cultura in generale si posiziona addirittura al 70%. Le tendenze verso il basso giungono dalla terza rilevazione dell’Indice di fiducia dei giovani diffusa dal Consiglio Nazionale dei Giovani, un’indagine – condotta con il supporto tecnico dell’Istituto Piepoli – che “consente di monitorare periodicamente le percezioni e le aspettative dei giovani italiani, fornendo un quadro dettagliato del loro livello di fiducia nei vari aspetti della vita quotidiana”.

“L’analisi rivela un panorama complesso, con segnali contrastanti – commenta Maria Cristina Pisani, presidente del Cngi – L’arrivo delle vacanze porta un notevole aumento dell’ottimismo verso il futuro, della fiducia nell’economia e della percezione di miglioramento della qualità lavorativa. Tuttavia, emergono risultati sorprendentemente negativi in settori cruciali come la pratica sportiva e il benessere fisico: nonostante l’inizio dei Giochi Olimpici, la voglia di partecipazione sportiva, specialmente tra i giovani tra i 18 e i 25 anni, è diminuita piuttosto che aumentare. Preoccupante, infine, è la costante tendenza negativa sulla fiducia nella scuola e nelle università, così come la diminuzione dell’importanza attribuita alla cultura”.

Sui motivi di minore fiducia verso l’Istruzione e la Cultura non viene però fatto cenno. Proviamo a farlo noi: la tendenza potrebbe ricondursi alla presa di coscienza che i livelli di competenze e capacità, oltre che i titoli di studio, di chi svolge professioni di prestigio, anche in ambito comunicativo o politico, risultano sempre più bassi? Si tratta chiaramente solo di un’ipotesi, tutta da verificare. Ma riteniamo che in qualche modo questo aspetto abbia un peso non indifferente.

Alessandro Giuliani

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