Le senatrici Bianca Laura Granato e Luisa Angrisani di L’Alternativa C’è, non tornano indietro: distanza di tre giorni dalla loro denuncia confermano in toto la loro posizione sull’emendamento approvato dalla commissione Affari costituzionali di approvare un emendamento al decreto legge n. 44/2021, a prima firma del senatore Andrea Rampi (Pd), attraverso il quale possesso del titolo di laurea magistrale in scienza delle religioni (acquisita nelle Facoltà di Lettere, Storia e Filosofia) viene considerata equivalente alla laurea magistrale in scienze storiche, scienze filosofiche e in antropologia culturale ed etnologia.
L’ex grillina Bianca Laura Granato non concorda minimamente con alcuni sindacati, come la Uil Scuola Irc, secondo il quale già oggi la laurea in scienze delle religioni, dà accesso a classi di concorso come la A018 e la A019, a patto che il candidato abbia svolto una “serie di crediti o esami specifici all’interno del piano di studi” di “facoltà di lettere-storia e filosofia di università statali italiane”.
E, soprattutto, per il sindacato “questo percorso non ha nulla a che vedere con il titolo conseguibile presso gli ISSR, laurea in scienze religiose, che è un titolo pontificio e che dà accesso, insieme al possesso dell’idoneità diocesana, all’insegnamento di religione cattolica, disciplina per cui non esiste classe di concorso”.
Granato continua a dirsi in d’accordo: “la laurea magistrale in scienze delle religioni – scrive l’ex pentastellata – equivale” a tutti gli effetti “a quella in scienze storiche, filosofiche e in antropologia culturale ed etnologia”.
E dice che è grave che si sia approfittato “di un’emergenza”, i provvedimenti anti-Covid, “per ‘infilare’ un comma che permette a un laureato in Scienze delle Religioni di insegnare italiano, storia e geografia alle medie, storia e filosofia nei licei e italiano e storia negli istituti tecnici”.
La senatrice si sofferma, poi, sulle “levate di scudi di accademici della materia e dei sindacati” contro la sua denuncia: “tutti a negare – scrive – la prossimità di tale corso di laurea con ambienti vicini alla Cei, noncuranti oltretutto che l’effetto di tale emendamento sia quello di ampliare surrettiziamente il numero degli aspiranti alle cattedre degli insegnamenti statali”.
Granato definisce quindi “maldestra” la posizione dello “Snadir, il primo sindacato dei docenti di religione, perché avrebbe ammesso l’esigenza di normare la “totale parità” della laurea contestata per “il riconoscimento con i titoli statali”.
E ricorda che “a Palermo dal prossimo anno accademico partirà un corso di Scienze delle Religioni che avrà, oltre agli sbocchi tradizionali, anche quello di “insegnante di religione cattolica” e di “docente di discipline storiche e filosofiche””.
“L’emendamento Rampi – continua Granato – è quindi un ponte che si sta costruendo in sordina tra ordinamento universitario statale e quello ecclesiastico”.
Infine, l’ex esponente dei 5 stelle allarga il discorso agli accordi Stato-Chiesa del 1984: è ora, dice Granato, che “l’insegnamento confessionale della religione cattolica” venga “sostituito da insegnamenti laici, di storia delle religioni per esempio, rendendo così più ricca l’offerta didattica di discipline storiche, già ridotte dalla riforma Gelmini, e conferendo la possibilità di insegnarle a questi nuovi titolati e ai docenti di storia”.
Servirebbe, dunque, “modificare in tal senso un Concordato che ha fatto il suo tempo, conferendo più qualità e spessore ai piani di studio delle scuole di ogni ordine e grado”.
Anche Luisa Angrisani, sempre di L’Alternativa C’è, ribadisce che se passasse l’emendamento Rampi la “laurea magistrale in scienza delle religioni, che si studia nelle Facoltà di #Lettere, #Storia e #Filosofia”, diverrebbe “equivalente alla laurea magistrale in scienze storiche, scienze filosofiche e in antropologia culturale ed etnologia”.
“Una possibilità che in futuro” potrebbe “permettere ai laureati in Scienze delle religioni di potere insegnare Italiano, Storia e Geografia nella scuola media, Storia e Filosofia nei licei e anche Italiano e Storia negli istituti tecnici.
Il provvedimento, che tende ad una valorizzazione delle lauree magistrali, ha ottenuto 144 voti favorevoli in Senato: dopo il via libera della commissione, però, per l’approvazione finale bisognerà attendere che si esprima l’Aula della Camera dei Deputati, entro il prossimo 1° giugno. “Noi siamo contro!”, conclude Angrisani.
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