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Studio Siemens: sei proposte sulla scuola per incrementare il Pil

Se queste sono le prospettive ed i vantaggi sociali, perché non indirizzarsi a conseguire tali traguardi, invece di guardare il piccolo orticello e limitarsi alla contestazione strumentale ed improduttiva?.

Sei sono le proposte operative espresse nelle studio Siemens che coinvolge non solo la scuola, ma anche la famiglia, le istituzioni civili e religiose, la tv ed i mass media.
                                         1.     Ridurre la scuola superiore da cinque a quattro anni e concluderla non con il tradizionale esame di maturità, ma con una prova strutturata, gestita da un ente certificatore di competenze esterno alla scuola, rendendo così funzionale l’accesso all’Università o l’inserimento nel mercato del lavoro.
                                         2.     Eliminare i concorsi pubblici per diventare insegnanti e sostituirli con esami e test che includano anche l’attitudine psicologica all’insegnamento. Un Ente terzo avrà il compito i controllare le performance degli istituti, il rendimento didattico dei docenti e la qualità del servizio scolastico.
                                         3.     Elaborare un piano nazionale per l’aggiornamento degli adulti.
                                         4.     Attivare una politica di supporto per le famiglie, creando asili nido aziendali
                                         5.     Incrementare e qualificare i servizi educativi nelle reti Rai, nei programmi televisivi e su internet
                                         6.     Promuovere la nascita di una fondazione per la promozione della cultura scientifica e logica
 Secondo lo studio Siemens.The-Europen House Ambrosetti , mettendo in atto tali suggerimenti e proposte dovrebbe migliorare il capitale umano e quindi incrementare il PIL dello 0,5 che dovrebbe corrispondere a sei miliardi di uro l’anno.
Forse questa nuova strada potrebbe portare ad una migliore soluzione dei tanti problemi che affliggono la scuola, gli studenti scontenti, i genitori perplessi, i docenti ed il personale scolastico deluso ed amareggiato per la riduzione dei posti di lavoro, stipendi inadeguati insoddisfazione generale e di conseguenza si registra una sempre maggiore dilagante lassismo, la mancanza di risorse e di organica progettualità politica.
Sono in molti i “medici” improvvisati e occasionali che accorrono al letto della scuola malata e tutti sentenziano, elaborano terapie, consigliano farmaci efficaci, convinti che sono soltanto inutili placebi.
Delle sei proposte la riduzione di un anno di scuola superiore si inserisce nel progetto di alcuni anni fa e va nella logica di ridurre il tempo parcheggio dei giovani a scuola, intensificare il lavoro scolastico, renderlo più incisivo e orientativo e nello stesso tempo si consegue l’obiettivo del risparmio di spesa ( un anno in meno, riduzione dei posti di lavoro e dei costi di servizi).
La necessità di una modifica del sistema valutativo e selettivo, affidato ad enti esterni dovrebbe risultare positivo, ma manca ancora la cultura della prova, ed il rigore della scientificità.
Come ha scritto Giuseppe De Rita: “alla scuola italiana manca un’anima ” e l’emergenza educativa dovrebbe trovare in essa una fonte di possibile risposta e soluzione. Quali valori la scuola insegna,  e testimonia tramite i suoi operatori ?
Qual è la sua funzione nella società di oggi, dato che l’impronta di formazione alla cultura di massa è risultata inadeguata ed inefficace?.
La proposta di ricominciare sempre dal basso crea tanti scontenti e lascia tanti vuoti che rendono vano ogni tentativo di ripresa e di risveglio.
Rassegnarsi? Non credo sia la soluzione migliore. Rimbocchiamoci le maniche e lavoriamo intensamente. Ciascuno faccia la propria parte e doni il personale contributo di impegno.
Giuseppe Adernò

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