Attualità

Stupri e femminicidi, per Carfagna l’azione educativa delle scuole è scarsa e le famiglie talvolta sono assenti: si agisca per decreto

La crescita dei casi di violenza contro le donne, degli stupri e dei femminicidi è frutto della deriva culturale dell’Italia, con l’idea prevalente della sopraffazione sull’altro. Lo sostiene la presidente di Azione Mara Carfagna. In un’intervista alla Stampa, l’ex forzista, ritiene che la situazione è grave e che quindi “bisogna agire subito, per decreto”. Il Governo in carica lo ha “fatto su tutto: perché su stupri e femminicidi no?”.

Tra Palermo, Caivano e altri casi meno noti il filo rosso, secondo Carfagna, a prevalere è “la visione della donna come oggetto, preda, proprietà del più forte. C’è una questione culturale. L’educazione alla sopraffazione che arriva molto spesso dalla Rete, la scarsa efficacia dell’azione educativa della scuola e talvolta l’assenza delle famiglie. Occorre un’alleanza forte tra società e istituzioni per affrontare ciascuna di queste e emergenze”.

Sulla premier Giorgia Meloni recatasi Caivano dice: “ha fatto bene a dimostrare la presenza dello Stato un territorio così martoriato, anche se mi spiace si sia persa l’opportunità di fare il punto sugli interventi per Caivano programmati e finanziati dal precedente governo su mio input”.

Rispetto all’idea della ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Maria Roccella, di limitare l’accesso al porno dei minorenni, Carfagna si dice sostanzialmente d’accordo: “Tutto è utile, noi di Azione abbiamo presentato un ddl su modello francese per limitare l’accesso dei minori ai social e quindi anche a piattaforme per adulti. Mi piacerebbe un governo che anche su questo agisse subito, per decreto”.

Disco rosso invece, sempre da parte della rappresentante di Azione, sulla castrazione chimica: “è come il blocco navale: uno slogan per fare la faccia feroce. Impossibile, inapplicabile. Chi stupra non è un malato. Non curiamo i rapinatori o gli assassini: li fermiamo prima che agiscano, li arrestiamo dopo e li teniamo in carcere”.

Alessandro Giuliani

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