Ci sono novità sul caso dello stupro di Palermo, la violenza di gruppo perpetrata ai danni di una ragazza di diciannove anni nel luglio 2023 da parte di un gruppo di sette ragazzi, di cui un minorenne. Tutti loro sono stati condannati al carcere.
Come riporta La Repubblica, oggi pomeriggio, 8 novembre, sono stati condannati per violenza sessuale aggravata a 7 anni tre ragazzi, altri due a 6 anni e 4 mesi, il sesto a 4 anni. Il settimo ragazzo, minorenne, è stato condannato in primo e secondo grado a 8 anni e 8 mesi di reclusione. Per lui la sentenza d’Appello è arrivata pochi giorni fa.
Per i sei adesso ci sarà l’Appello e poi, nel caso, la Cassazione. Solo allora il verdetto sarà definitivo. Ad oggi però tre collegi diversi, quelli di primo e secondo grado per il minorenne e quello di oggi per i sei maggiorenni, hanno stabilito che quella notte c’è stato uno stupro. Che la giovane ha detto “no” e gli imputati non si sono fermati.
Per i sei maggiorenni era stata chiesta una condanna a dodici anni per tutti tranne che uno, che non avrebbe partecipato alla violenza materialmente, per cui ne erano stati chiesti dieci e invece ne sconterà quattro.
Non ha convinto la tesi dei difensori dei ragazzi. Tutti hanno sostenuto che la ragazza era consenziente. Per i difensori non ci fu violenza anche perché durante lo stupro la vittima avrebbe telefonato senza chiedere aiuto. Ma in aula chi ha ricevuto la telefonata ha risposto alle domande con un una serie di “non ricordo”.
Un boomerang per le difese che non sono riuscite a controbilanciare l’enorme peso del video della violenza agli atti del processo. Per quel video uno dei ragazzi alcuni giorni fa è stato rinviato a giudizio per diffusione di materiale pedopornografico. L’avrebbe infatti girato ad alcuni amici.
La vittima non era in aula alla lettura della sentenza. Rabbia e disperazione invece fra i parenti dei ragazzi per le pesanti condanne. Già in mattinata ci sono stati momenti di tensione quando si è appreso che uno dei ragazzi ieri notte è stato picchiato in cella da altri detenuti.
Uno dei ragazzi, in videocollegamento dal carcere in cui è detenuto ormai da un anno e mezzo ha chiesto scusa, come riporta Il Corriere della Sera: “Chiedo una sentenza giusta. Giudicatemi per quel che ho fatto, non per ciò che non ho fatto”.
Dopo lo stupro di Palermo e quello di Caivano il mondo della scuola e dell’educazione si è mobilitato: sono molti coloro che chiedono un’ora di educazione sessuale in tutti i cicli scolastici, per evitare episodi orribili del genere.
La necessità di introdurre l’educazione sessuale nelle scuole emerge anche dai dati di un sondaggio condotto da Skuola.net e Durex. Questo studio rivela che l’11,6% dei ragazzi ha la prima esperienza sessuale completa tra gli 11 e i 13 anni, una tendenza in crescita rispetto agli anni precedenti. Nonostante il 94% dei giovani desideri che l’educazione sessuale venga inserita nei programmi scolastici, molti sono costretti a cercare risposte su internet o a confrontarsi con i coetanei, piuttosto che con figure educative o medici. Solo il 9,3% discute di sessualità con i propri genitori e appena il 5,9% si rivolge a un medico.
Ma c’è bisogno, anche e soprattutto, di educazione al rispetto, alle relazioni, all’affettività. Anche per questo lo scorso novembre, sulla scia anche di quanto accaduto a Giulia Cecchettin, è stato presentato il progetto “Educare alle relazioni”.
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