Emergono sempre più dettagli sullo stupro di Palermo, avvenuto lo scorso luglio e che ha visto una grande gogna mediatica per il branco colpevole della violenza ai danni di una giovane.
A commentare i fatti anche il cappellano del carcere minorile Beccaria e docente alla Cattolica, don Claudio Burgio, che al Messaggero ha dichiarato:
“Se i ragazzi sbagliano e commettono reati la responsabilità è degli adulti assenti o all’opposto troppo presenti, e della scuola che non li aiuta e non li accompagna. Quelli che commettono reati sessuali li definiamo analfabeti dal punto di vista emotivo-sentimentale. Oggi i ragazzi si formano più su internet che con i propri genitori, forse complice un’educazione cattolica che ha messo in difficoltà i genitori ad affrontare questi argomenti”.
E continua: “Rispetto al ceto l’analfabetismo emotivo è trasversale, sono ragazzi che non sono stati educati agli affetti, al rispetto della persona. Questo fa sì che i giovani si autogovernino nelle emozioni, nelle scelte che fanno, sono autarchici. Gli adulti sono irrilevanti rispetto a certe questioni. Tutti questi gesti violenti sono poi favoriti dall’uso dei social”.
Infine aggiunge: “Anche la scuola non aiuta, visto che tutt’al più si limita a qualche corso ripetitivo e inutile: l’idea di educare i ragazzi anche a una cultura dell’altro, al rispetto per l’alterità anche in ambito sentimentale e sessuale è un tema che la scuola non affronta. La pornografia on line è talmente diffusa che un adolescente appena ha in mano un cellulare può subito in qualche modo incontrare prodotti di questo genere, per cui molti adolescenti apprendono tutto dai video. Il problema è che non sono accompagnati dall’adulto a comprendere le immagini e a imparare il rispetto dell’altro”.
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