E’ stato ben accolto da tutti il messaggio-invito del Ministro Valditara che i primi giorni di scuola vengano dedicati ad un’attenta riflessione sui fatti accaduti durante l’estate, al fine di promuovere una coscienza civica e far emergere il dovere e la cultura del rispetto della persona umana, e della parità di genere.
La lezione non potrà esaurirsi nella cronaca dei fatti o lettura dei commenti che su giornali e pagine social sono stati diffusi ampiamente.
Per essere lezione efficace, capace di stimolare e promuovere una modifica del modo di pensare la sessualità, il rapporto con l’altro, il ruolo della donna, il vero senso dell’amore, che non è possesso egoistico, ma dono di sé all’altro, è necessario leggere pagine significative di scrittori come Michel Quoist, Elena Ferrante, Paolo Giordano, Gianfranco Carofiglio, Oriana Fallaci, Alessandro Baricco, oppure la lunga e commovente lettera del papà della sedicenne di Roma, vittima dello “stupro di Capodanno”, nel 2020, pubblicata da La Tecnica della scuola.
Il racconto dei fatti, la descrizione dei sentimenti della vittima e dei genitori, le conseguenze di un gesto così brutale da rendere il corpo di una donna “contenitore usa e getta di eiaculazioni animali”, aiuterà certamente gli studenti a meglio comprendere il danno che si provoca quando “si agisce senza pensare” e quanto sia necessario “amare col cervello e pensare col cuore”.
Le testimonianze dirette e le riflessioni dei ragazzi stessi, divisi in gruppi di studio, secondo la metodologia peer education, potranno avere maggiore efficacia e, ben guidate dai docenti, contribuiranno a far acquisire maggiore consapevolezza dei rischi che si possono correre e a maturare un adeguato senso di responsabilità.
Potranno essere di valido supporto le domande che il prof. Nicolò Mannino, presidente del Parlamento della Legalità Internazionale ha formulato in una lettera indirizzato ai suoi studenti: “Vorrei rivolgere alcune domande agli stupratori, alle vittime e ai carnefici: avete mai pianto nel silenzio di una notte? Avete mai ricevuto una carezza, un abbraccio, un bacio dai vostri genitori? Hai mai sognato un futuro migliore di quello attuale? Siete mai stati amici di voi stessi o di qualcuno? Avete mai mostrato gesti di solidarietà e riconoscimento verso chi vi ha tenuto la mano in segno di soccorso?“.
“Sono questi gli interrogativi che vorrei porre nel cuore di chi ha contribuito a frantumare una dignità spesso già precaria. Chiedo scusa ai tanti adolescenti e giovani perbene che si guadagnano il pane con il sudore della fronte e non accettano di essere additati. Ai genitori del branco vorrei rivolgere solo uno sguardo, senza aprire bocca, pur sapendo che i silenzi non sono mai stati d’oro“.
Tutti questi interventi, con il protagonismo attivo degli studenti, contribuiranno ad organizzare con maggiore sensibilità e coinvolgimento la settimana del 25 novembre, da celebrare non “sulla violenza contro le donne”, bensì “per lo sviluppo e la crescita della cultura del rispetto e della dignità della persona umana”, aiutando i ragazzi a capire che essere educati e gentile, rispettare l’altro, essere solidali e attenti agli altri, non è un segno di debolezza, ma è un qualificato segno di forza e di maturità.
La scuola non ha solo il compito di trasmettere nozioni, regole, formule e contenuti culturali, la scuola, palestra di vita, insegna a vivere.
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