I lettori ci scrivono

Stupro Palermo, l’analfabetismo affettivo e i messaggi sbagliati della società

L’argomento del giorno. Lo stupro di Palermo, compiuto da sette ragazzi contro una diciannovenne. Ascoltando le reazioni degli imputati, mi hanno colpito, in particolare, due cose. La prima, quasi tutti questi ragazzi hanno dichiarato: “Lei sembrava consenziente”. La seconda, il giudizio di un commentatore: “Questi ragazzi mostrano di avere un rapporto pornografico con la donna”.

Veniamo, allora, al primo problema: “Lei sembrava consenziente”. Possiamo definire questo atteggiamento come un’alterazione del senso della realtà. Studi recenti mostrano come la pornografia ha il potere di modificare la cognizione sociale, producendo una ‘frattura ontologica’, cioè un divario inconsapevole tra immaginazione e realtà. Viene, in altri termini, creata una tipologia di donna che nella realtà non esiste. “Nella pornografia maschile, – scrive Francesco Alberoni – le donne sono immaginate come esseri assatanati di sesso, trascinate da un impulso irresistibile. In tal modo, il maschio immagina le donne come dotate degli stessi impulsi degli uomini, attribuisce loro gli stessi desideri e le stesse fantasie. Immagina inoltre che i due desideri si incontrino sempre. Due persone qualsiasi, in qualsiasi momento, vogliono uno dall’altra la stessa cosa. Non c’è una domanda e un’offerta, non c’è scambio. Tutti danno tutto e ricevono tutto”.

E veniamo al secondo problema. In che consiste il rapporto pornografico con la donna? È quando la donna, da soggetto, viene trasformata in oggetto. La pornografia è la ‘degenerazione’ profonda del significato della sessualità che, da occasione d’incontro, fusione, dono, tenerezza, trasforma, invece, l’altro, in cosa da dominare e distruggere. Qualcuno ha detto che la pornografia è la maschera che cerca di nascondere la disperazione di chi si sente incapace d’incontrare l’altro come persona.        

Per dare un’idea di questo atteggiamento patologico, lo psicoterapeuta Francesco Bricolo ricorre ad un esempio: “Il maschio adulto sa perfettamente che la tetta non esiste ma che esiste una donna che ha le tette. Lo sa perché, pur di conquistarle, ha fatto la fatica di relazionarsi con una ragazza. Tutti ricordiamo l’emozione dei primi incontri. Il cuore a mille ti dice che quella ragazza ti piace. L’imbarazzo, il sudore, la bocca secca, la depressione …. Tutte queste esperienze oggi non ci sono quasi più perché i ragazzi arrivano ai primi innamoramenti avendo già ampiamente consumato la pornografia, dove hanno visto scene che hanno offuscato per sempre la bellezza e la bontà delle cose. La poesia dell’innamoramento e dei primi incontri. Possiamo anche raccontare a questi ragazzi che quelle sono attrici che interpretano una parte, che sono pagate, che sono scelte in base al loro corpo ed alla loro resa sullo schermo. Possiamo dire questo e altro ma serve a poco. Se ha 18 anni, un ragazzo ha alle spalle già 5 anni di pornografia usata quotidianamente con le peggiori perversioni”.

C’è, infatti, una fase dell’amore che coincide con l’‘idealizzazione’ dell’amato. Il cosiddetto ‘amore verde’. Solo l’innamorato può cogliere l’identità profonda dell’altro. È un’operazione che ha molto dell’invenzione, della creazione. C’è qualcosa di divino in questa rivelazione, che ciascuno fa all’altro, del suo mistero nascosto, della sua immagine immanente. Né il padre o la madre, né l’amico più intimo, possiedono tale potere. Si tratta di un momento entusiastico, chiamato da qualcuno “status nascens”, che fa vibrare l’anima, prima ancora che il corpo. Ciò rende forte il desiderio di dialogare, di raccontarsi, di esplorare l’universo interiore dell’altro. Occorre, però, non mortificare tale dinamica, non stroncarla con frettolosi desideri di linguaggi fisici, in base a stereotipi di moda. Per questa fase, infatti, vale la regola‘insisti sulla gioia’, che è vibrazione dello spirito, e avrai anche il piacere, che è vibrazione del corpo. Un rapporto che punta solo sul sesso, alla lunga, genera vuoto interiore, nausea, nevrosi e molto spesso inibizione da sovrainvestimento. Molti ‘impotenti’ sono tali per essersi fissati sullo strumento, come un autista che guarda al volante anziché alla strada.

E, soprattutto, attenzione a non subire la scuola di una certa cultura mediatica che miscela sesso e violenza, creando emozioni sottilmente nevrotiche e difficilmente gestibili dalla nostra mente. Infatti, se il sesso è simbiosi, tenerezza, come può essere sopruso, malintesa ostentazione di forza virile? Proprio Freud ha messo in luce che dentro il sentimento amoroso è presente non solo la spinta fusionale (libido) ma anche quella distruttiva (destruo). Una mente armonica, nella relazione amorosa, riesce a marginalizzare gli impulsi aggressivi. Un individuo nevrotico, invece, vi soggiace.

È stato osservato che la cultura moderna, più che ‘liberarci’, riguardo al sesso, ci ha ‘ossessionati’. Siamo passati dal tabù al feticcio, dimenticando che la sessualità non è l’obiettivo ma il mezzo, non è l’amore ma il linguaggio per comunicarlo. Al di fuori dell’amore per la persona, la sessualità rischia di diventare una variabile impazzita. C’è persino chi, come Jacques Lacan, sostiene che il rapporto sessuale non esiste. Proprio perché è basato sul piacere. Ed il piacere è sempre individuale. Ciascuno lo avverte in modo diverso. Per cui, ciò che dovrebbe fonderci, finisce per dividerci. Esiste, invece, solo la capacità di immedesimarci con l’altro, attraverso sentimenti di profonda empatia. In conclusione, solo l’amore può unirci.

Luciano Verdone

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