Il caso dello stupro di Palermo da parte di sette ragazzi ai danni di una 19enne è sulla bocca di tutti: a parlarne è stata, toccando vari aspetti, la giornalista Selvaggia Lucarelli su Instagram. Il suo pensiero ha attirato tante critiche da parte di utenti dei social, alcuni dei quali l’hanno insultata, augurandole di essere violentata a sua volta come la ragazza di Palermo.
La Lucarelli ha mostrato ai suoi followers i messaggi di odio ricevuti. Uno di questi, detta di un altro utente, proviene da una docente, riconosciuta dall’immagine del profilo da un genitore, che dice che si tratta della maestra del proprio figlio. Da qui la risposta della giornalista Lucarelli, che ha scritto: “Quando dite che a educare i ragazzi bisogna iniziare con la scuola.. e chi educa gli insegnanti?”.
Cosa può fare la scuola? Quale il ruolo della famiglia? Queste sono le domande che riecheggiano in questi giorni. Anna Paola Concia, politica, attivista e coordinatrice del Comitato organizzatore di Fiera Didacta Italia ha scritto un tweet sul tema diretto al ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara: “Agli uomini: a chi si sente indignato per essere paragonato agli stupratori di Palermo. Reagite al racconto che siete tutti uguali. Rigettate quella cultura tossica maschile. Parliamone. Faccio un appello al ministro Valditara sensibile a questo tema”, queste le sue parole.
La risposta del capo del dicastero di Viale Trastevere non si è fatta attendere: “Grazie Paola per questo invito. Certo che non siamo tutti uguali! E la gran parte degli italiani non ha nulla a che vedere con la cultura che genera violenza sulle donne. Dobbiamo comunque lavorare nelle scuole per affermare il valore del rispetto e rigettare i residui di machismo”.
Il ministro crede quindi che la scuola abbia un ruolo chiave nel necessario cambiamento di mentalità nella cultura dei giovanissimi. Nel frattempo sono molti i docenti che vogliono fare qualcosa di concreto, in classe, sin da subito per sensibilizzare contro la violenza di genere.
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