Circa un mese fa si ha avuto notizia dell’orribile atto di violenza sessuale ai danni di una diciannovenne da parte di sette ragazzi, alcuni dei quali minorenni, a Palermo. Il giornale locale Livesicilia ha riportato alcune dichiarazioni di uno dei ragazzi arrestati, rilasciate durante un interrogatorio risalente allo scorso agosto. Dalle sue parole emergono considerazioni agghiaccianti: il ragazzo sembra non aver capito ancora la gravità dei fatti in cui è coinvolto.
“Quella sera è stata una cosa sbagliata, io non ho partecipato, gli altri partecipavano”, ha detto. “È successo che abbiamo fatto. Cioè l’hanno fatto, l’hanno fatto i ragazzi. Sì ero lì. Non stavo facendo assolutamente niente perché sinceramente ero sconvolto. Sette ragazzi sopra una ragazza sinceramente poteva essere anche mia sorella”, ha aggiunto il ragazzo, che al momento si trova in carcere.
“Eravamo scioccati, alcuni ridevano, alcuni erano lì tipo sconvolti, tipo a dire ‘ma quando ce ne andiamo’. Dopodiché la ragazza si è sentita male e io ho provato ad aiutarla, ho preso il telefonino che gli era caduto il telefonino a terra, dice che voleva che chiamavo il suo ragazzo. Gli ho detto non posso chiamare il tuo ragazzo perché se mi sente parlare a me quello si inca**a con me”.
“Si è seduta in una panchina, gli altri se ne sono voluti andare, io ho aspettato altri 5 minuti ho detto ora sei a posto sicuro? Me ne posso andare? ‘Sì tranquillo’, me ne vado, si è fermata la persona gli ha chiesto come stava… poi ci ha denunciati, io l’ho lasciata sola dopo che tutti l’hanno lasciata sola. Tutti l’avevano lasciata lì. Io non ho avuto atti sessuali”, ha ribadito.
Il ragazzo ha comunque ammesso di aver filmato la violenza, come se questo fosse poco: “Il mio era il telefono, era il mio, non lo so perché mi hanno chiesto di farlo poi ho eliminato subito tutte cose… tutti i ragazzi mi hanno chiesto di farlo e anche lei. Per cinque minuti, poi l’ho levato e l’ho cancellato”.
In un sondaggio realizato dalla Tecnica della Scuola, è emerso che “un po’ per curiosità, un po’ per bisogno, i ragazzi mostrano interesse verso corsi o incontri di educazione sessuale negli ambienti scolastici”, ma “quasi la metà non ha mai affrontato il tema”. Particolarmente interessati all’argomento i ragazzi e le ragazze nella fascia 15-18 anni; tra i più giovani, invece, della fascia 11-14, l’educazione sessuale sarebbe necessaria ma non essenziale, sottolinea il report.
Presso la Casa Internazionale della Donna in un convegno svoltosi di recente, il presidente AIED Mario Puiatti ha reso noto che sono numerose le realtà europee che non hanno provveduto ad un inserimento regolare dei programmi di educazione sessuale nelle scuole europee. “L’Italia – ha osservato il presidente – è una delle pochissime nazioni in Europa, insieme a Cipro, Bulgaria, Romania e Lituania, Spagna, prive di programmi curricolari nel merito“. Il Ministero della Salute ha rilasciato dei dati utili a comprendere il quadro organico della situazione. In assenza di una formazione adeguata e strutturata, dove gli studenti ricercano le informazioni utili e a chi si rivolgono? I consultori non ammontano a tante unità sul territorio (fatto utile a comprendere l’approccio poco pragmatico delle istituzioni). A tal proposito Puiatti ha aggiunto: “Oggi 8 studenti medi e universitari su 10 cercano le informazioni in ambito sessuale e riproduttivo su internet (solo 1 su 4 chiede in famiglia), ma la stragrande maggioranza (94%) ritiene sia la scuola a dover garantire l’informazione su sessualità e riproduzione: questi i dati dello Studio Nazionale Fertilità presentato dal Ministero della Salute (2019).”
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