Ciò perché l’Italia fascista, nel suo immancabile complesso di inferiorità, doveva dimostrare di non essere inferiore all’Impero che l’Italia aveva combattuto.
Poi questo ponte venne nuovamente colpito durante la seconda guerra mondiale. Sei attacchi delle forze alleate tra il 1944 ed il 1945 ed il 15 marzo del 1945 una bomba colpì nuovamente l’arco, ma il ponte non crollò. Dal 1945 al 1947, sino all’entrata in vigore del Trattato di pace, il ponte passò sotto l’amministrazione delle truppe alleate, e fino al 1991 sotto l’amministrazione delle ferrovie Jugoslave e poi, con la dissoluzione della Jugoslavia, delle ferrovie Slovene.
Il 20 agosto del 1985 venne proclamato monumento della tecnica. Un gigante nato sotto la maledizione del suo arco, fin dalla inaugurazione.
Già la sua inaugurazione cade sotto il segno della maledizione. Perché sarà proprio con l’omicidio dell’erede al trono d’Austria, anche se per nulla amato dal “vecchio” Giuseppe, che si troverà il pretesto per aggredire la ribelle Serbia e da lì partirà un diabolico ed incontrollato effetto domino che porterà alla grande carneficina umana.
La prima guerra mondiale. E nonostante tutto, oggi quel gigante, ancora incanta chi si perde nella bellezza dei colori dell’Isonzo. Ora, riflettevo, leggendo la storia di quel ponte, che è immensa, che nelle nostre scuole, in un ciclo di studi di 13 anni, quanto tempo si dedicherà allo studio della storia del ‘900? Nella migliore delle ipotesi, in 13 anni non più di un paio di settimane e neanche in modo approfondito. Se poi veniamo alle vicende del Confine Orientale, è un disastro bello e buono.
Si è cercato di colmare questa gravissima e voluta mancanza con alcuni giorni “istituzionali” come il giorno della memoria, il giorno del ricordo che per come gestito è altamente fazioso e poco oggettivo e strumentale alla logica del revisionismo storico, vi sono le iniziative, che in alcune scuole, cadono intorno al 25 aprile, ma non si può pretendere in tre giorni di raccontare un secolo di storia, di far capire un secolo di storia. E quello che spesso rimane nella mente dei giovani sono frammenti di storia, che se messi insieme al vuoto assoluto di questa società, altro non si apre che una voragine che condurrà questo mondo verso il disastro più totale.
La colpa di tutto ciò è prima di tutto istituzionale, della politica, della “classe dirigente” che ha voluto la scuola del saper fare, dietro una falsa meritocrazia, affossando la scuola del saper pensare e ragionare, e della conoscenza. Una scuola dove magari si conosce tutto della storia dell’Impero romano, e niente del fascismo o della resistenza. I
l fatto che oggi ritornano le peggiori cose del passato, per molti “giovani” possono sembrare una novità e forse anche accettabile, perché manca la conoscenza del passato, perché è stata “mutilata” la cultura e la storia. Ecco, oggi si è schiavi dell’ignoranza e della non conoscenza.
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