Che il Presidente del Consiglio rilanci con forza la centralità delle politiche scolastiche nell’azione di governo è un fatto positivo, che va colto in tutta la sua rilevanza; quelle di Matteo Renzi alla riunione dei parlamentari PD sono affermazioni che suscitano grandi attese e caricano di una responsabilità straordinaria chi le fa.
Alle docenti e ai docenti italiani giungeranno senz’altro gradite le attestazioni di stima, e ancor più il riconoscimento del fatto che vanno migliorate le condizioni in cui lavorano e che occorre coinvolgerli nei processi di riforma.
Rispetto alle incaute sortite di qualche giorno fa in casa Miur sugli orari di servizio, anche il fugace accenno alle ore in più può valere come segnale di un’opportuna correzione di rotta.
Bene l’impegno ad aprire da subito una grande discussione, nel partito di maggioranza e nel paese, sulle quattro priorità indicate: ci auguriamo che sia discussione vera, aperta e profonda. Una discussione per la quale anche noi ci sentiamo pronti, disponibili e preparati, poiché nei problemi della scuola e di chi ci lavora siamo immersi ogni giorno, sono il nostro quotidiano campo di azione e di impegno.
Da subito, tuttavia, indichiamo al presidente Renzi un paio di temi urgenti su cui non servono discussioni, ma decisioni.
Il primo: siamo oltre metà luglio e ancora nulla si sa per quanto riguarda le assunzioni, che vanno fatte in agosto perché le scuole possano partire regolarmente a settembre. Nel 2011 rendemmo possibile, con la nostra iniziativa e le nostre intese, l’avvio di un piano triennale che ha permesso di stabilizzare più di centomila posti di lavoro.
I criteri di quel piano (assunzioni a tempo indeterminato su tutti i posti vacanti e disponibili) restano per noi pienamente attuali e chiediamo al governo di farli propri con scelte coerenti e conseguenti.
Il secondo: non è possibile che ci si appresti al nuovo anno con 33.000 alunni in più e 1.600 docenti in meno. Sarebbe davvero singolare che mentre si parla di migliorare le condizioni di lavoro si ampliasse invece l’area del lavoro precario e aumentasse l’affollamento delle classi, rendendo ancor più difficile la programmazione delle attività e la gestione del personale.
Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola
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