I malumori interni al Governo hanno avuto un risultato: il decreto predisposto dal ministro della Funzione Pubblica Gianpiero D’Alia non è all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri del 2 agosto; se ne riparla, forse, fra una settima; ma non è detto, è anche possibile che il provvedimento, che indubbiamente avrebbe un costo non proprio insignificante, potrebbe essere rinviato a settembre, dopo una accurata verifica finanziaria.
In effetti la notizia del decreto D’Alia aveva provocato le reazioni sia di Renato Brunetta che di MariaStella Gelmini che avevano tra l’altro evidenziato come del provvedimento non si sia ancora mai discusso nella “cabina di regia” istituita dal presidente Letta.
D’altronde lo stesso ddl su “Quota 96” sta subendo qualche rallentamento, nonostante le dichiarazioni di diversi esponenti della maggioranza (l’ultima è quella dell’on. Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera).
Nella seduta del 1° agosto la Commissione stessa non esaminato il testo del provvedimento perché si è ancora in attesa della relazione tecnica del Governo.
In compenso è stata acquisita la relazione della Ragioneria generale dello Stato che pare abbia raffreddato non poco gli animi di tutti quanti.
La relazione, infatti, sottolinea più volte che un eventuale provvedimento a favore dei “quota 96” del comparto scuola risulterebbe iniquo nei confronti degli altri dipendenti pubblici e rischierebbe di innescare rivendicazioni difficilmente controllabili.
Mai come in questo caso, insomma, vale la vecchia battuta di mister Giovanni Trapattoni: “Non dire gatto se non ce l’hai nel sacco”.