Il trattamento economico che lo Stato italiano riserva ai precari e ai neo-assunti della scuola l’Italia rimane lontano dalle direttive dell’Europa: per i supplenti, tranne quelli di religione, non si adotta alcuno scatto stipendiale, e ciò malgrado gli anni di precariato si protraggano ormai nel tempo. Riconoscere lo scatto stipendiale a tutto il personale precario permetterebbe inoltre il venir meno dell’accordo illegittimo realizzato in fase di contrattazione collettiva nazionale, firmato il 4 agosto 2011, che abolisce il primo gradone stipendiale per i neo-assunti al fine di garantire l’invarianza finanziaria.
Proprio per finanziare le assunzioni, dal settembre 2011 agli immessi in ruolo si è annullato il primo “gradone” stipendiale, spostandolo dal compimento del terzo anno di anzianità all’ottavo. Una cancellazione che sottrae per un lustro aumenti di stipendio tutt’altro che figurativi: si tratta di 1.130 euro annui per i docenti, 300 euro per i collaboratori scolastici, 400 euro per gli assistenti tecnici amministrativi e 650 euro per i direttori dei servizi generali e amministrativi. Attuando un danno economico, considerando i cinque anni di annullamento, tutt’altro che marginale.
Anief chiede ora al Parlamento di cancellare questo doppio “scippo” attuato nei confronti di docenti e Ata. Se si desse seguito all’emendamento al Decreto Legge n. 3 sugli scatti di anzianità approvato dal Governo e pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 23 gennaio proposto dal sindacato, basterebbe utilizzare una parte di quel 30% degli 8 miliardi di euro risparmiati dal dimensionamento delle scuole, che ha comportato l’accorpamento e la chiusura di 4mila istituti, e dal piano di razionalizzazione scolastica derivante dalla Legge Tremonti-Gelmini n. 133 del 2008: occorrono, in pratica, i due terzi dei 2,4 miliardi di euro che per legge sarebbero dovuti servire a valorizzare il merito del personale.
“In tutto – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – si tratta di estrapolare dei risparmi della scuola: l’operazione, che è quindi senza oneri per lo Stato, prevede l’utilizzo di circa 1 miliardo e 650 milioni di euro. È una cifra importante, ma non si può continuare a calpestare il diritto dei precari alla crescita del loro stipendio, prescindendo dall’immissione in ruolo, e a mantenere in vita la cancellazione illegittima del primo gradino stipendiale degli assunti in ruolo. Con i nostri emendamenti, inoltre, sarà finalmente anche possibile valutare per intero, ai fini della ricostruzione di carriera, quel servizio pre-ruolo che oggi invece – conclude Pacifico – viene considerato integralmente solo per i primi quattro anni di supplenze”.
La proposta del sindacato è contenuta nel “pacchetto” di emendamenti al decreto sugli scatti presentato in VII Commissione del Senato: un documento contenente anche interventi per pagare gli aumenti di stipendio, quindi il ripristino della deroga per il personale della scuola al blocco stipendiale (Legge, 183, art. 4, comma 83) riesumato dal D.P.R. 122/2013 che nega ai fini della progressione di carriera il riconoscimento di eventuali scatti stipendiali pagati a partire dal 2011, nonché la negazione delle progressioni economiche agli Ata e della Ria ai dirigenti scolastici.