La settimana che va dal 20 al 24 aprile rappresenta un vero spartiacque per il ddl #riformabuonascuola. Nel pomeriggio del 16 aprile è terminata la discussione generale in VII Commissione Cultura alla Camera e in queste ore sul tavolo dei parlamentari stanno arrivando i dati aggiornati sui precari suddivisi per classi di concorso e per inserimento nelle varie graduatorie provinciali, con il numero delle assunzioni a tempo determinato dello scorso anno e i fabbisogni per il prossimo.
Passata questa fase, l’iter che attende il ddl diventa intenso: lunedì prossimo, scrive l’Ansa “scade il termine per la presentazione degli emendamenti e lo stesso giorno, alle 15, è fissato un incontro del gruppo Pd con il premier Matteo Renzi. Il giorno successivo, nel pomeriggio, riprenderà il lavoro sul provvedimento: la presidenza valuterà e comunicherà l’ammissibilità delle proposte di modifica il cui esame comincerà mercoledì 22”.
Detto che gli emendamenti saranno tantissimi, presentati anche da componenti della maggioranza di Governo, nelle ultime ore si è cercato di carpirne il contenuto. Alcuni certamente riguarderanno l’integrazione degli alunni stranieri. “Occorre lavorare, ‘a livello emendativo, sul testo in discussione alla Commissione Cultura della Camera, perché nelle scuole venga inserito un approccio multiculturale’, a partire dal ‘plurilinguismo’ e dal ‘sostegno alla formazione per l’insegnamento dell’italiano come lingua seconda’ ha annunciato oggi il coordinatore dell’intergruppo parlamentare sull’Immigrazione, Khalid Chaouki (Pd). E la Lega ha già fatto sapere che è contraria “alla mobilità degli insegnanti tra le regioni” e dunque presenterà emendamenti “per garantire il tempo indeterminato a tutti coloro che hanno costruito professionalità in questi anni” e “per scongiurare i nuovi esodati della scuola: 28 mila docenti che, con la ricetta Renzi, rischiano di aggiungersi a quelli della Fornero”.
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Ma dal Governo continuano ad arrivare segnali per l’approvazione di testo non troppo dissimile da quello approvato dal CdM a metà marzo. “Stabiliremo se presentare emendamenti come governo o se accogliere – ha avvertito il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, al termine della seduta di oggi – quelli parlamentari. Abbiamo dato grande disponibilità al dialogo e apertura rispetto al testo. Alcune cose si possono rivedere, ma l’impianto del provvedimento non si tocca”.
L’impressione crescente è che nel caso in cui la situazione dovesse farsi “pesante”, con troppe richieste di mutamento del testo, la maggioranza potrebbe anche far saltare tutto il programma e ricorrere al voto di fiducia in Aula. Anche in tal caso, ricorrendo ad un provvedimento eccezionale, snaturerebbe quanto detto per mesi: ovvero che la riforma deve essere condivisa e approvata come una legge ordinaria. E che quindi non bisognava il decreto legge non era adatto. Nemmeno per salvare le 100mila assunzioni. Insomma, il quadro della situazione sembra complicarsi. Forse, però, la settimana prossima sarà perlomeno più chiaro.
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