In un momento in cui tutti – docenti, aspiranti supplenti e sindacati – sembrano scoprire l’acqua calda leggendo articoli di stampa e on line nei quali si parla della guerra tra poveri (anche tra i docenti che non riescono a rientrare con la mobilità e tentano la strada della supplenza), cioè della compravendita dei titoli di studio (in particolare ci si riferisce agli istituti professionali che “rilasciano” diplomi per materie come la B12 o la A61 a scapito di VERI laureati, diplomati, professionisti) e gli ITP “scoprono” che il diploma che hanno comprato non vale poi tanto se “altri ITP” giungono per chiamata diretta ad insegnare in scuole di mafia e dovranno pertanto rivolgersi nuovamente al giudice – si spera stavolta penale – per vedere tutelato i loro diritto a lavorare ma soprattutto “a poter lavorare” più che mai sarebbe necessario che i vari Uffici scolastici regionali e provinciali come la Campania e Napoli in particolare, seguissero l’esempio di Pisa o altre città del NORD Italia.
Un suggerimento del resto non mio ma già dato dal Garante per la protezione dei dati personali: con riguardo alla pubblicità delle graduatorie di seconda e terza fascia di istituto, al fine di agevolare le modalità di consultazione delle graduatorie oggetto di pubblicazione in conformità alla disciplina di settore (per finalità diverse dalla trasparenza), le stesse dovrebbero essere messe a disposizione degli interessati in aree ad accesso selezionato dei siti web istituzionali consentendo la consultazione degli esiti delle valutazioni del passato anno.
Oggi infatti le graduatorie sono definitive ma chi ha imbrogliato può essere cancellato: non ci vuole poi molto a verificare il reale possesso di un diploma o di una laurea. Basta esibirli. TUTTO il resto è solo un pretesto, ancora una volta per non denunciare e per far salire in cattedra i supplenti imbroglioni.
Angela Mazzocchi