Nel suo ultimo articolo su ‘Lab Parlamento’ Vittorio Lodolo D’Oria, medico esperto di burnout, affronta un tema delicato, quello dei suicidi degli insegnanti, facendo dei raffronti tra l’Italia e gli altri Paesi del mondo, analizzando la questione e ponendo delle riflessioni:
“Già nel 2005 e nel 2009, Francia e Regno Unito avevano dimostrato, dati alla mano, che la categoria professionale maggiormente esposta al rischio suicidario era quella dei docenti. Un dato sorprendente se si pensa ai contestuali stereotipi che gravano sugli insegnanti e di cui si nutre l’opinione pubblica (“lavorano mezza giornata e fruiscono di tre mesi di vacanza all’anno”).
L’usura psicofisica tra gli insegnanti, come dimostra la letteratura scientifica, è una questione universale non legata al diverso sistema scolastico adottato dai singoli Paesi. Tuttavia, questo grave allarme non ha suscitato particolari reazioni tra gli stessi docenti fin quando i recenti suicidi di un maestro di 57 anni in Francia e una giovane insegnante di scuola primaria della Corea del Sud hanno risvegliato dal torpore l’intera categoria, portando in piazza la protesta per rivendicare garanzie per il lavoro. La risposta delle istituzioni dei due Paesi non si è fatta attendere, andando finalmente incontro alle richieste dei docenti.
Ma in Italia cosa succede? Purtroppo, non sono disponibili dati nazionali sui suicidi stratificati per professione. Tuttavia, è possibile raccogliere elementi utili a fornire una dimensione del fenomeno suicidario italiano tra i docenti, ricorrendo agli articoli di cronaca dei quotidiani locali e nazionali.
Nell’arco del decennio 2014-2023 sono stati osservati 100 suicidi con una media esatta di 10 suicidi all’anno (uno al mese se escludiamo luglio e agosto). Un picco anomalo (circa un quarto del totale degli eventi) è stato registrato nel 2017 senza alcuna spiegazione apparente, mentre negli altri anni si sono avuti dai 5 agli 11 suicidi per anno. La ripartizione geografica degli eventi vede in prima posizione il Sud e Isole (58), seguita dal Nord (23) e, in terza battuta, dal Centro (19).
La suddivisione in base al genere vede 42 uomini e 58 donne nonostante le donne costituiscano l’83% del totale corpo docente. I docenti stratificati in base alla attività lavorativa in essere (84) sovrastano quelli oramai in pensione (16). L’età media dei casi osservati è di 51 anni, ma questa scende sensibilmente (48 anni) se viene calcolata tra i soli docenti ancora in attività. Per quanto concerne il livello d’insegnamento, i casi di suicidio si dividono con la seguente frequenza: 12 Infanzia; 29 Primaria; 25 Superiore I grado; 34 Superiore II grado
La collocazione geografica degli eventi osservati vede una netta prevalenza al Sud e Isole (58% vs 23% del Nord e 19% del Centro) senza un’apparente spiegazione. Questo dato è confutato dalla letteratura internazionale che considera a maggior rischio di usura psicofisica le helping profession che operano nelle grandi realtà urbane rispetto a quelle di provincia e rurali.
A un anno dal suo insediamento, il titolare del dicastero del MIM ha indubbiamente dedicato la sua attenzione a molti aspetti della scuola, ma ha tralasciato la “salute professionale della categoria docente” che nel suo Atto-Senato del 2011 rivestiva priorità assoluta. L’importanza della questione è anche dovuta all’attuale rivisitazione della riforma delle pensioni che non può procedere “al buio” (vedi punto 5) senza valutare la salute professionale della categoria docente.
Nessuna riforma previdenziale può essere affrontata prima che vengano studiate e riconosciute le malattie professionali. Oggi la competenza è passata all’Inps, ma il ministro Valditara dovrebbe richiedere tutti i dati dei vent’anni al MEF per poter trarre utili elementi circa la salute professionale della categoria. Banalmente si chiede al ministro di dare le risposte alle domande contenute nella sua interrogazione parlamentare al Senato del 13 gennaio 2011.
Proposte pratiche per il dicastero del MIM. Nel dicembre 2022, il ministro del MIM ha costituito la “Commissione Autorevolezza e rispetto” a tutela degli insegnanti. In tale consesso, Valditara mi ha invitato a suggerire degli interventi di seguito riassunti per riconoscere, individuare, affrontare, curare e prevenire le malattie professionali dei docenti. Troveranno ascolto queste proposte? Ne sarà fatto buon uso? La speranza non viene meno.
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