Sono giovanissimi, adolescenti, spesso appena usciti dall’infanzia. Vivono quello che dovrebbe essere il tempo più bello della vita, aperto al futuro e ai desideri. Eppure molti di loro sono tormentati, soffrono di un malessere oscuro che li porta a elaborare piani e comportamenti autolesionistici e, nei casi più gravi, al suicidio. Il disagio psichico degli adolescenti è un tema sempre più in primo piano nelle nostre società. Proprio qualche giorno fa il quotidiano francese Le Figaro ha dato notizia del salvataggio in extremis di un’alunna non ancora quattordicenne che stava per lanciarsi da una finestra della sua aula, in uno degli Istituti secondari di primo grado più noti di Nizza, con oltre novecento alunni. Un docente e due collaboratori scolastici sono arrivati giusto in tempo e l’hanno presa prima che si lanciasse dalla finestra già aperta. Una ragazza apparentemente senza problemi, il cui comportamento non aveva mai lasciato trapelare malesseri di sorta. Anche le ipotesi di bullismo sono state immediatamente scartate dalla dirigente e dai docenti della ragazza. E allora? Non è facile rispondere, considerato che la cronaca francese è costellata di suicidi di adolescenti: un tredicenne nel dipartimento dei Vosges nel gennaio 2023, una sua coetanea nel mese di maggio successivo a Calais, una diciassettenne a Lille a novembre dello stesso anno e la lista potrebbe continuare ancora a lungo.
La Francia è uno dei Paesi europei con il tasso di suicidi più alto: secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero della Sanità, sono oltre diecimila le persone che ogni anno si tolgono la vita e quattrocento sono adolescenti. Vale a dire che in questa fascia di età il suicidio è la seconda causa di decesso dopo gli incidenti della strada.
Un recente Rapporto dell’Observatoire national du suicide pone l’accento sul fatto che l’adolescenza, oggi, non è più un periodo nettamente definito come nei decenni passati: l’uscita più rapida dall’infanzia e l’altrettanto veloce passaggio tra gli adulti ne confondono le frontiere, rendendo caotico questo complesso segmento di vita. L’avvento dell’era digitale, poi, ha complicato ancora di più le cose: riduzione delle ore di sonno, diminuzione dell’attività fisica, sovraesposizione ai media, alle piattaforme, ai social. Un cocktail esplosivo che fa sprofondare i più fragili nell’inferno del cyberbullismo e di altre storture simili, come i cosiddetti “challenge”, le sfide idiote che possono spingersi fino al suicidio. Il tutto, legato a filo doppio con la progressiva scomparsa del ruolo rassicurante delle famiglie sulle quali ragazze e ragazzi possono contare sempre meno.
Si può prevenire il suicidio di un adolescente? L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato delle raccomandazioni, rivolte in particolare ai mezzi di informazione: evitare un linguaggio che faccia passare il suicidio come un evento normale, non fornire dettagli sul luogo e il metodo usato per togliersi la vita, informare su tutte le risorse e gli aiuti presenti sul territorio.
Ma gli strumenti di prevenzione migliori, a nostro avviso, restano gli occhi e le orecchie attente di chi sta attorno a questi ragazzi in difficoltà: compagni, genitori e familiari, professori.
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