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Suicidio prof trans Cloe, di chi è la colpa? Dopo l’ira del ministro Orlando, Bianchi avvia l’indagine. Turi (Uil): trattata come malata sociale

Il suicidio della professoressa Cloe Bianco, all’anagrafe Luca Bianco, continua destare scalpore. Tanto che il ministero dell’Istruzione ha deciso di avviare un approfondimento per tentare di ricostruire tutti i contorni della vicenda che ha visto protagonista. La prof transgender era conosciuta da tutti, dopo che nel novembre del 2015 si presentò in classe vestita da donna (fino al giorno prima era un docente di sesso maschile) e con una precisa richiesta agli studenti: “da oggi chiamatemi Cloe”.

Il coming out doveva essere liberatorio, invece rappresentò l’inizio della fine. Perché studenti e (soprattutto) genitori non presero bene la decisione. Anche i superiori dell’Ufficio scolastico aprirono un procedimento disciplinare e reputarono Cloe non idonea all’insegnamento, spostandola in segreteria.

Qualche giorno fa Cloe ha deciso di farla finita, annunciando la sua morte sui social.

Orlando: troppi pregiudizi

Per il ministro del Lavoro Andrea Orlando “è inaccettabile che in Italia una lavoratrice o un lavoratore subisca discriminazioni sul luogo di lavoro per la propria identità di genere, così come per qualsiasi altro elemento della propria identità sessuale o per tutto ciò che non ha a che fare con la prestazione lavorativa”.

“A qualsiasi insegnante, a qualsiasi lavoratore o lavoratrice che ha rivelato o ha paura di rivelare una parte così importante di sé, voglio ribadire con fermezza: il ministero del Lavoro è dalla vostra parte”.

Per Orlando, il camper “in cui Cloe viveva e dentro il quale ha deciso di porre fine alla sua vita, è anche il perimetro dei nostri pregiudizi, della nostra superficialità, della scommessa che si perde quando scegliamo il disprezzo per compiacere l’ignoranza. Ignoranza verso chi è giudicato diverso, verso chi, invece, vuole soltanto vivere ed essere accolto e rispettato come persona. Questo chiedeva Cloe”.

Bonetti: nessuno va discriminato

Anche la ministra per le pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, ha detto che “sulla morte di Cloe Bianco bene il Ministro Bianchi, che ha deciso di avviare un approfondimento doveroso. Tutto quel che le è accaduto va chiarito”.

“La giustizia – ha continuato la titolare del dicastero per le Pari opportunità e la famiglia – verso di lei non la riporterà alla vita ma a noi deve insegnare che nessuno nel nostro Paese può essere discriminato”.

Turi (Uil): colpita come fosse una malata sociale

Molto duro conto le istituzioni è stato il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi: “il ministero dell’Istruzione – ha detto Turi – è colpevole in quanto è stato complice di quanto accaduto: ha sospeso Cloe Bianco dall’insegnamento, mettendola a lavorare nelle segreterie, non ritenendola più in grado di insegnare e colpendola come fosse una malata sociale”.

Secondo il sindacalista Confederale, “la scuola deve garantire libertà, deve aprire le menti, deve essere immune dai condizionamenti, altrimenti ha fallito la propria missione”.

Turi ha concluso dicendo che il Ministero farebbe bene a “fare una indagine e capire che gli errori si devono ammettere, anche quelli passati, per evitare che la scuola si faccia condizionare dagli stereotipi e che fatti del genere si ripetano”.

Alessandro Giuliani

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