Ci sono ancora aggiornamenti sul caso del ragazzo di quindici anni che si è tolto la vita qualche giorno a Senigallia, in una casolare, sparandosi con la pistola del padre dopo essere stato per giorni vittima di bullismo a scuola. Il caso, come scrive Il Corriere della Sera, è passato alla Procura dei Minori.
Nel frattempo ieri sera il dirigente scolastico dell’istituto che frequentava il giovane ha fatto arrivare al ministero dell’Istruzione una relazione “corposa”, “dettagliata” e ricca di materiali, documenti, e-mail, testimonianze per contribuire all’ispezione avviata nei giorni scorsi.
Intanto, il fascicolo aperto per istigazione al suicidio è passato alla Procura dei minori, perché quella ordinaria non ha ravvisato reati penali. Un passaggio obbligato a fronte della denuncia presentata dai genitori del ragazzo che coinvolge tre minorenni, compagni di classe del quindicenne.
Anche il ministero dell’Istruzione e del Merito vuole vederci chiaro, per approfondire i fatti. “Ho preso a cuore questa vicenda come se il ragazzo fosse mio figlio”, ha detto Giuseppe Valditara. “Troppo spesso nella società viene sottovalutata la violenza, la mancanza di rispetto, l’aggressività nei confronti di studenti e docenti. E invece chi adotta comportamenti violenti deve essere sanzionato. Bisogna bandire dalla nostra società la cultura della prepotenza e dell’offesa e riaffermare quella del rispetto e della responsabilità”, ha aggiunto.
“Non mi ha sorpreso la decisione della Procura di non procedere penalmente nei confronti della scuola in quanto, dimostrare la responsabilità penale di un istituto scolastico è quasi impossibile“, ha detto a LaPresse la legale della famiglia del giovane.
“A mio parere – sottolinea – vi è una responsabilità civilistica ravvisabile nei comportamenti dell’istituto scolastico in quanto vi è una culpa in vigilando. Mi auguro che tutto il mondo non debba più assistere ad episodi del genere e che la scuola riprenda l’autorevolezza che dovrebbe contraddistinguere ogni istituto scolastico, che dovrebbe essere un luogo sicuro per tutti gli utenti, un luogo di crescita e di sviluppo per tutti”.
Il docente di sostegno, ieri, sentito dai carabinieri ha confermato di aver parlato una settimana fa con il ragazzo e di aver ascoltato da lui il desiderio di lasciare la scuola, “ma il ragazzo non mi espresse alcun disagio, così non mi preoccupai più di tanto e non chiamai la madre”.
Durante il funerale un sms ha fatto vibrare il cellulare dell’avvocata: “Erano le 15.42 — racconta — a scrivermi una mamma, per segnalarmi un altro caso di bullismo che avrebbe avuto come vittima sua figlia l’anno scorso, sempre al “Panzini”, sempre in una classe di seconda. Indagate sulla scuola, così si concludeva l’sms”.
Il dirigente della scuola è intervenuto per dire che “qualsiasi riflessione o informazione inerenti a questo drammatico evento possono essere utili a ricostruire i fatti e a scongiurare che altri vivano situazioni tanto dolorose. Sollecitiamo quindi la massima collaborazione con le forze dell’ordine”, dicendo di mettersi “a disposizione di studenti e famiglie che abbiano bisogno di confronto o anche semplicemente per rappresentare le proprie emozioni”.
Nel frattempo, è notizia di ieri, il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha contattato Donatella D’Amico, direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per le Marche, in seguito al tragico suicidio del giovane studente di Senigallia. L’episodio è attualmente oggetto di verifiche da parte del Ministero.
Il ministro Valditara ha richiesto un ulteriore approfondimento, anche alla luce delle dichiarazioni rese dai genitori del ragazzo quindicenne e delle testimonianze pubblicate sui giornali da parte di studenti e amici del giovane.
Secondo quanto riporta Ancona Today, il ragazzo aveva preso un’insufficienza in informatica, un 4,5 che, nonostante fosse recuperabile, sembra aver aggravato il suo già fragile stato emotivo.
Le indagini dei carabinieri della Compagnia di Senigallia indicano che il brutto voto potrebbe aver contribuito a un peggioramento del suo disagio psicologico, già compromesso dalle vessazioni subite da alcuni compagni di classe. Tuttavia, il voto risultava essere stato registrato solo il 14 ottobre, quando Leonardo era già scomparso.
La famiglia del giovane aveva presentato una denuncia per bullismo il lunedì pomeriggio, che oggi è stata integrata dai genitori con nuove prove. Tra queste, una chat del 9 ottobre in cui Leonardo confidava alla madre il suo disagio e la sua intenzione di cambiare classe o addirittura scuola. Nella conversazione, Leonardo raccontava di aver parlato con un docente di sostegno, non della sua classe, al quale aveva espresso il suo malessere, ma che non aveva fatto nulla per aiutarlo.
Nell’integrazione della denuncia, i genitori hanno consegnato anche una lettera inviata dal dirigente dell’Istituto a tutta la scuola dopo la tragedia, contenente alcuni passaggi ritenuti discutibili.
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