Il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha commentato, sgomento, la notizia del suicidio del ragazzo di quindici anni di Senigallia, gesto tragico avvenuto in seguito a giorni di bullismo e vessazioni di cui il giovane era vittima, come denunciato dalla madre.
Ecco le parole del numero uno di Viale Trastevere: “Profondo dolore e sgomento per il suicidio del giovane Leonardo, ai suoi genitori va il mio più sentito cordoglio. Il Ministero si è subito attivato per verificare, per quanto di propria competenza, le dinamiche dell’accaduto. Al di là delle singole responsabilità, che saranno accertate nelle sedi opportune, non possiamo tollerare che il bullismo diventi un tratto di una certa gioventù”.
“Dobbiamo eradicarlo dalla società, partendo dalla scuola e in collaborazione con le famiglie. È importante ripristinare, proprio a partire dalla scuola, alcuni principi, quali il rispetto delle regole, il valore assoluto della persona umana, la responsabilità individuale. Perché la scuola deve essere sempre un luogo sereno di crescita per tutti i nostri ragazzi. Per questo continueremo a lavorare con ancora maggiore decisione per contrastare la cultura della violenza e della prepotenza, dell’insulto e del dileggio”, ha concluso.
Il ragazzo aveva appena iniziato il secondo anno delle superiori in una scuola diversa, e già dal secondo giorno è stato preso di mira. I compagni di scuola gli strizzavano i capezzoli, lo colpivano nelle parti intime, gli facevano una voce effeminata. Quando ne ha parlato la prima volta con la madre non voleva nemmeno ripetere gli insulti. Il dirigente scolastico della scuola che frequentava in precedenza ha detto: “Aveva cambiato scuola per questioni di interesse didattico, nonostante sia stato promosso senza problemi. Non è mai emerso che qui fosse stato bullizzato”.
Alle 3 del mattino del 14 ottobre poi si è allontanato da casa con il cellulare spento e si è tolto la vita in un casolare. La procura di Ancona ha aperto un’inchiesta per istigazione al suicidio. “Se qualcuno avesse parlato prima invece di fare gruppo con i prepotenti forse sarebbe ancora qui”, dice la legale a La Stampa.
L’arma, del padre vigile urbano, era correttamente riposta in un armadietto blindato. Il 15enne lo ha aperto perché sapeva dove era nascosta la chiave. Per questo ora si indaga anche per omessa custodia nei confronti dei genitori.
Come riporta Il Corriere della Sera, ci sono due nomi, quelli di due compagni di classe, presunti autori di insulti irriferibili e vessazioni, anche fisiche, sempre più pesanti nei confronti del ragazzo. I suoi modi gentili erano oggetto di scherno, continue offese volgari. Ma non solo. Poteva capitare che al bagno venisse circondato allo scopo di essere “pizzicato” dolorosamente e anche con delle percosse violente in tutto il corpo.
Mercoledì il ragazzo è tornato da scuola con un’espressione diversa sul volto, forse più risoluta. La mamma gli ha chiesto cosa fosse successo e lui ha risposto che aveva “fatto quel che deve fare ogni uomo”, ovvero offrire “la mano, in segno di pace”. Ai due bulli, il ragazzo aveva proposto una specie di distensione, con queste parole: “Adesso basta, smettetela. E diventiamo amici”. “Ma all’indomani i soprusi sono ripresi. E semmai ancora più insopportabili”, ha detto la legale della famiglia.
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