L’annuncio del ministro Giannini che con lo stupendio di ottobre verrà accreditato anche il “bonus” di 500 euro per l’aggiornamento sta già suscitando non poche polemiche.
Molti (forse la maggioranza) sono scettici e ripetono: “Non ci credo, è la solita bufala mediatica”
Altri (la minoranza) sembrano apprezzare e magari ironizzano (“Sì va bene, ma 500 solo a ottobre? E da novembre in poi?”).
Ma c’è anche una buona percentuale di insegnanti che sembra intenzionata a contestare anche questo capitolo della riforma.
In che modo è presto detto: “Non dobbiamo accettare, è una elemosina, il bonus va respinto al mittente”. Intento nobile ma non si capisce in che modo il bonus possa essere restituito: si fa un assegno e lo si spedisce al Ministro o al Presidente del Consiglio?
Per il momento, però, è difficile dire se questa forma di protesta potrà diffondersi e consolidarsi o se resterà confinata nelle pagine dei social network.
In ogni caso un fatto è certo: il bonus doveva servire per sostenere la formazione e l’aggiornamento dei docenti, ma l’erogazione della somma in busta paga non servirà certamente a raggiungere l’obiettivo.