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Sul voto dei prof di religione polemiche a non finire

Continua la polemica a distanza tra la Flc-Cgil e alcune associazioni cattoliche sulla validità del voto dei professori di religione cattolica in sede di scrutini finali: nei giorni scorsi le due parti hanno confermato le rispettive posizioni interpretando in maniera completamente opposta la normativa in vigore. 
Da una parte vi è il sindacato guidato da Enrico Panini, il quale sostiene che non vi sarebbe ammissibilità di voto dei docenti di religione ai fini della bocciatura, promozione o ammissione agli esami di stato di uno studente; dall’altra le associazioni cattoliche, le quali, al contrario, sostengono che il giudizio dei docenti di religione va equiparato in toto a quello dei colleghi delle altre materie.
A riaccendere la polemica è stata pochi giorni fa la pubblicazione sul sito della Flc-Cgil di una lettera indirizzata a tutti i docenti. 
A molti è sembrata una sorta di invito a vigilare sul comportamento del ministero della Pubblica Istruzione qualora dovesse far pervenire alle scuole circolari contro le regole in vigore: “Ci giunge notizia – c’era scritto nella lettera aperta del sindacato – che anche per improvvido intervento di qualche Tar, seguito da qualche zelante direttore generale, in talune circostanze non viene correttamente applicata la normativa da parte dei consigli di classe in materia di valutazione degli alunni che si avvalgono dell’insegnamento cattolico”. La risposta delle associazioni non è tardata ad arrivare: l’associazione professionale Diesse ha subito ricordato come la religione sia “sullo stesso piano di tutte le discipline” e che lo stesso ministero dell’Istruzione nel giugno 2004, attraverso una nota del ministro Moratti, si era così espresso: “la materia religione cattolica, dal momento che ne viene richiesto l’insegnamento, assurge al medesimo rango delle altre discipline e concorre, quindi, sebbene mediante formulazione di giudizio e non di voto, alla valutazione globale e finale del profitto degli alunni”. Dello stesso avviso Orazio Rustica, segretario nazionale dello Snadir (il sindacato nazionale degli insegnanti di Religione), secondo il quale la Flc-Cgil ha assunto un comportamento che ha ormai “superato ogni limite: incitare a disattendere precise norme dell’Amministrazione e della giurisprudenza – ha dtto Ruscica – vuol dire che la Flc-Cgil vuole arrogarsi un potere superiore che non le spetta; vuol dire che la Flc-Cgil, in dispregio di una giurisprudenza confermata da molti Giudici, si ritiene migliore dei giudici stessi”.
Il 26 aprile è giunta la replica del sindacato laico, attraverso cui si ribadisce la fondatezza della propria posizione: sempre dal sito internet della Flc-Cgil si specifica infatti che i prof di religione possono sì concorrere ad una valutazione globale e finale dell’alunno, “ma sotto forma di giudizio motivato nel caso dovesse risultare determinante perché per accordo fra Stato e Santa Sede, l’insegnamento di Religione Cattolica non dispone di voti ed esami ma solo di una nota speciale nella normalità dei casi (articolo 309 del D.l.vo 297/1994) e di un giudizio motivato nel caso di voto determinate per la promozione o bocciatura (Dpr 202/1990 e annuali Ordinanze Ministeriali sugli scrutini e gli esami)”. Secondo il sindacato, quindi, la normativa in vigore sulla materia non ammetterebbe equivoci perché “stabilisce che l’insegnamento della religione cattolica non deve comparire sulla scheda di valutazione o pagella bensì su di una `speciale nota’ redatta dall’insegnante di religione cattolica. Questa nota è redatta `in luogo’ – cioè sostituisce – di voti e di esami. La legge non prevede voti ed esami per la religione cattolica, ma una nota riguardante l’interesse con il quale l’alunno segue l’insegnamento e il profitto che ne ritrae”. E anche nel caso in cui il voto dell’insegnante di religione dovesse risultare determinante per la promozione o la bocciatura – conclude la Flc-Cgil – la sua posizione “diviene un giudizio motivato iscritto a verbale”.

E’ probabile, a questo punto, che per fare una volta per tutte chiarezza sulla questione sia necessario un intervento del ministero: da viale Trastevere a marzo, tramite l’Ordinanza n. 26 sugli esami di stato, si è in effetti ribadito (al comma 13 dell’art. 8) che “i docenti che svolgono l’insegnamento della religione cattolica partecipano a pieno titolo alle deliberazioni dei consigli di classe concernenti l’attribuzione del credito scolastico agli alunni che si avvalgono di tale insegnamento”. 
A quanto pare, però, le indicazioni sui nuovi esami di maturità non bastano a sanare i dubbi. O almeno quelli dei sindacati.

Alessandro Giuliani

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