Categorie: Didattica

Sull’integrazione l’Italia è ok; k.o. sull’attività fisica e plurilinguismo

Esperti italiani e stranieri per alcuni giorni si confronteranno al XX convegno nazionale “Curricolo è responsabilità”  per trovare proposte adeguate per ripensare appunto il curricolo.  “La sfida del progetto 0/6 e oltre”, è organizzato dall’università di Milano-Bicocca in collaborazione con il Gruppo nazionale nidi e Infanzia e l’assessorato all’istruzione del comune di Milano.

Il confronto sarà l’occasione per analizzare due modi di concepire il percorso educativo dei più piccoli: da un lato c’è l’esperienza inglese, che prevede un curriculum 0-6 anni più strettamente scolastico, ma pensato per venire incontro ai bambini che arrivano da contesti culturali e sociali più svantaggiati; dall’altro ci sono Nazioni come la Germania e i Paesi scandinavi, che utilizzano un approccio più olistico, che sta dando ugualmente risultati molto positivi, si pensi solo agli ottimi risultati delle rilevazioni Ocse-Pisa.

E il modello italiano? Quello nostro come al solito è tutto da costruire, considerate le diverse realtà con un Sud dove la presenza di strutture educative per bambini 0-3 anni è molto scarsa e un nord che registra casi di eccellenza, prima fra tutte quella di Reggio Children.

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In occasione del convegno verranno anche presentati i risultati della ricerca Care -Curriculum and quality analysis and impact review of european early childhood education and Care. Si tratta di un progetto Europeo, guidato da un team olandese dell’università di Utrecht, nato con l’obiettivo di supervisionare i servizi dell’infanzia per garantirne la qualità. Lo studio è stato condotto in nove paesi europei.

In Italia, scrive Il Sole 24 Ore che riporta la notizia, è stato preso in considerazione un campione di 973 insegnanti e 1471 genitori che usufruiscono dei servizi scolastici comunali e statali e, in misura minore, di quelli privati. Il primo dato che salta all’occhio è che insegnanti e genitori hanno opinioni molto simili. Per quanto riguarda i bambini 0-3 anni, entrambi attribuiscono molta importanza alle competenze interpersonali, come rispettare gli adulti e i pari, rispettare le regole, rispettare le idee e gli interessi degli altri. Valori che aumentano nella fascia di età 3-6 anni. Altri obiettivi educativi ritenuti importanti sono le competenze emotive, quali comunicare e regolare le emozioni e provare empatia, e gli atteggiamenti positivi nell’apprendimento, quali l’apertura al nuovo, la perseveranza, la fiducia in se stessi.

«Rispetto agli altri paesi esaminati», spiegano i ricercatori iatliani, «siamo indietro nell’importanza data alle competenze motorie e all’attività fisica. Siamo invece messi abbastanza bene (a livello di rappresentazioni e non di pratiche) nell’attenzione e interesse per la diversità. In Italia su un concetto generale di inclusione siamo avanti, in particolare nei confronti di bambini con disabilità. Sul concetto di conoscenza e implementazione di programmi che vadano bene per la diversità culturale non siamo invece così avanti. I Paesi nordici per esempio lavorano sul plurilinguismo. Noi abbiamo eccezioni ma siamo un po’ indietro».

Pasquale Almirante

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