Generale

Sulla crisi ricostruiamo il futuro della scuola

Il vicepresidente di Confindustria per il capitale umano scrive una lettera al direttore del Sole 24 Ore nella quale, attraverso tre spunti di riflessione, sostiene che la crisi Covid-19 può essere l’occasione per ricostruire una nuova scuola: sulla lavagna, sulla coscienza e sulla cittadinanza.

Il pc al posto della lavagna

Il covid, secondo il vicepresidente, ha fatto scoprire il Pc al posto della lavagna, ma il 10% dei ragazzi, fra 6 e 17 anni, non ne dispone, così come accade a 34 famiglie su 100 e nel divario tra Nord e Sud,  per cui bisognerebbe impegnarsi in un grande progetto sfruttando 130 milioni, circa, tra fondi del “Cura Italia” e PON, destinati proprio per fornire, a famiglie e scuole, PC, tablet e connettività, a cui aggiungere i fondi strutturali europei per le aree obiettivo convergenza.

La Didattica a distanza

“Non voglio pensare, neppure per un minuto, -riflette il n°2 di Confindustria-che si rinunci a dare alla scuola questa opportunità di futuro. Riflettiamo sui rischi cui va incontro una scuola che esclude l’apprendimento proprio dal mondo preferito dei “nativi digitali” che, incontrovertibilmente è nella “infosfera” delle applicazioni che stanno sugli smatphone, di cui, mi pare, siano ben equipaggiati. La scuola del futuro è allora una scuola in cui la DAD attivi percorsi di apprendimento personalizzati, che valorizzino le attitudini dei giovani e accompagnino il loro talento”.

Laboratorio di innovazione

La scuola di oggi deve essere un grande laboratorio per imparare a conoscere e a conoscersi, per cui essa deve “contaminarsi anche con le eccellenze economiche e produttive dei territori.

Sinergia fra industria e scuola

“Serve dare, anche, questo destino agli sforzi di chi opera per formare intelligenze e coscienze nelle scuole. Serve, una seconda gamba. Serve, proprio in questo momento, progettare con insegnati, presidi, professori una scuola in cui laboratori e tecnologie abilitanti esaltino scienza e tecnologia, senza precludersi l’apporto derivate dalla capacità formativa delle imprese, che potranno così condividere il loro know-how di punte avanzate della quarta rivoluzione industriale: finestre spalancate in tempo reale sul cambiamento. La nostra manifattura, spina dorsale di questo Paese, ha bisogno, oggi più che mai, di Università eccellenti ma è giunto il momento di consolidare, a partire dai nostri istituti tecnici e dagli ITS, un sistema professionalizzante di alto livello come accade in Germania e in Svizzera”.

Pasquale Almirante

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