I lettori ci scrivono

Sulla maturità in presenza

Leggo con interesse gli interventi, intelligenti e logicamente motivati, dei molti colleghi e studenti che spiegano per quale serie di motivi l’esame di maturità in presenza sia una ipotesi priva di qualsiasi senso se non demagogico, che non dà alcun valore aggiunto ad un rito di passaggio che comunque non verrebbe comunque celebrato come servirebbe per dargli senso agli occhi dei ragazzi (dove sarà ad esempio la foto di classe?… e la cena di maturità?).

Ma oltre a questo il ministro dimostra una volta ancora di dimenticarsi che esiste una Italia “di confine” dove lo spirito europeo è sempre esistito e dove è una realtà quotidiana; si tratta di quelle scuole che, proprio perché ai confini della repubblica, hanno fra i loro iscritti molti studenti frontalieri (da Slovenia, Croazia, Austria, Germania…) cui si aggiungono quelli ospiti delle scuole annesse ai convitti nazionali sparsi per l’Italia e che ospitano studenti da tutto il mondo.
Il ministro ha idea di cosa significhi? Muovere centinaia di persone tra zone dove vigono regole diverse (e situazioni epidemiologiche diverse) non solo creerà disagi ai diretti interessati (ad esempio obblighi di quarantena per rientrare a casa) ma certamente creerà un rischio di diffusione che non potrà essere contenuto con le misure adottate al momento dell’esame.
A questo si aggiunge che per qualcuno di loro sarà proprio impossibile presenziare… è veramente questo l’insegnamento che vogliamo lasciare ai ragazzi? Che per soddisfare un marginale desiderio di qualcuno calpestiamo i diritti di altri? Che in fondo in fondo la periferia dell’impero sempre tale resterà?
Io feci la maturità all’epoca di Chernobyl ed anche quella volta si comportarono così: visto che a Roma i valori erano a posto non c’era da preoccuparsi neanche a Trieste, anche se a 3 chilometri dal centro (ma oltre confine!) i valori erano allarmanti. La storia alla fine si ripete!
La beffa poi potrebbe essere che, proprio per le note indicazioni INAIL, alla fine i ragazzi si muovano per centinaia di chilometri per sostenere comunque l’esame con commissari supplenti (visto che molti potrebbero non essere idonei).
Un vero colpo di genio!
Ermanno Moscatelli
I lettori ci scrivono

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