La soluzione al problema dei diplomati magistrale adottata con il “Decreto Dignità” non piace a tutti.
Le polemiche peraltro erano ampiamente prevedibili e non per niente inizialmente il Governo aveva deciso di prendere tempo per dare esecuzione alle sentenze giurisdizionali e di demandare ad un provvedimento legislativo successivo la soluzione di una questione che definire complicata è poco.
Ma poi le pressioni provenienti da più parti e la “concorrenza” fra Lega e M5S interna alla maggioranza di Governo hanno indotto i parlamentari ad accelerare i tempi.
I più scontenti di tutti sono coloro che continuano a rivendicare la riapertura delle GAE e la progressiva immissione in ruolo degli abilitati su tutti i posti vacanti e disponibili.
Soluzione, però, difficilmente praticabile anche per ragioni di compatibilità finanziaria.
Ma c’è anche chi entra nel merito del meccanismo previsto dall’art. 4 del decreto e ne mette in discussione le contraddizioni.
Uno dei più accesi oppositori è Libero Tassella, animatore del gruppo FB Professione Insegnante, che contesta la decisione di aprire il concorso straordinario a tutti coloro che hanno 2 anni di servizio.
“Se avessero voluto dare un minimo di serietà al concorso riservato – dice Tassella – il requisito di ammissione sarebbe dovuto essere almeno di tre anni di servizio. Ma, soprattutto, la prova del concorso sarebbe dovuta consistere in uno scritto e in uno orale e il concorso sarebbe dovuto essere selettivo”
“I politici – aggiunge Tassella – assicurano invece che il concorso sarà non selettivo. Che senso ha un concorso non selettivo? Un ossimoro, una certificazione burocratica, uno sperperare inutilmente soldi pubblici, una farsa!”
“Non si reclutano gli insegnanti con le sanatorie – si accalora ancora Libero Tasella – questo lo si fa solo nel nostro povero Paese, dove una politica tanto sconclusionata quanto cialtrona ha delegato il reclutamento ai ricorsi e ai tribunali per poi interviene ex post a sanare e a (con)donare. Ma se lo si fa, allora non rompeteci più l’anima con la nozione di merito a ogni rinnovo di contratto di lavoro”.
E, con logica stringente, Tassella conclude: “Se lo Stato recluta senza merito perché dopo il ruolo ce lo richiede? I politici si riempiono la bocca di merito e poi fanno sanatorie a go go che non si vedevano dalla prima Repubblica. Temono di perdere voti e si sono fatti spaventare da chi grida più forte nelle piazze e li minaccia, li tampina e li ricatta”.
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