Ora si può dire: la maggior parte dei sindacati della scuola hanno decretato guerra al Governo Draghi: non piace la Legge di Bilancio e nemmeno la distribuzione del Pnrr. Lo hanno detto chiare lettere a meno di una settimana dallo sciopero del 10 dicembre, nel corso del convegno “L’autonomia scolastica oggi, tra principio di sussidiarietà e dimensionamento degli istituti”, svolto all’interno del Palazzo Viceconte di Matera.
“Non condividiamo nulla di quello che il Governo sta facendo sulla scuola: le risorse del Pnrr avranno un ottimo impatto sull’edilizia, ma tutto il resto è tralasciato”, ha detto Francesco Sinopoli, segretario generale Flc-Cgil.
“In questa Legge di Bilancio si va esattamente nella direzione di prima. Si sta preferendo il terzo settore anziché gli organici”.
“Abbiamo un grande problema – ha sottolineato Sinopoli – abbiamo un ministro, che abbiamo sempre apprezzato, che non ha però autonomia decisionale, perché le scelte sulla scuola sono prese dal ministero del Tesoro: Patrizio Bianchi non ha le redini della scuola. Sono molto arrabbiato. Tanto è vero che abbiamo proclamato lo sciopero per il 10 dicembre”.
La Tecnica della Scuola, presente al convegno, ha quindi chiesto a Sinopoli cosa si aspetta il sindacato da uno sciopero proclamato pochi giorni dal via libera finale della manovra di bilancio? “
Se il Governo vuole fare un maxi-emendamento può sempre farlo – ci ha risposto il leader della Flc-Cgil – e se della Legge di Bilancio non arrivano adeguamenti, mi aspetto interventi anche a gennaio e febbraio sulla scuola. È la politica a prendere le decisioni. E bisogna dire basta con la delega in bianco al ministero lasciata al ministero del Tesoro”.
“È bene sapere che sulla scuola non abbiamo nessuna intenzione di fermarci”, ha puntualizzato Sinopoli. Secondo il quale il malessere è presente anche in altri settori: “non è escluso che si vada allo sciopero generale”, puntualizza.
Sinopoli ha quindi detto che “dobbiamo avere personale stabile nelle scuole. E non serve un sistema di valutazione per far competere le scuole una con l’altra. Dobbiamo garantire una scuola a tutti, nello stesso modo. Tra tutti i settori pubblici, quello della scuola dalla manovra è quello che riceve meno. Ne va di mezzo la dignità di chi fa questo lavoro”.
Secondo il sindacalista “è finito il tempo dell’austerità. E non ci sono alibi. Il divario con l’Europa riguarda tutti i lavoratori italiani, perché si va avanti così da 20 anni”.
Il resoconto sulla manovra è totalmente negativo: “Parliamo di risorse che in una Legge di Bilancio di 33 miliardi in deficit prevede per la Scuola 200 milioni per il fondo per la ‘dedizione’, quindi 10 euro solo per chi è dedito; non si proroga l’organico Covid degli Ata, dopo che si sono ridotte le risorse rispetto all’anno scorso; e questo dopo che non si sono sdoppiate le classi e si sono lasciati gli alunni fare lezione con la finestra aperta“.
“O cambiano la logica. O non si va avanti. Veniamo da due anni di pandemia”.
“Da alcuni anni – ha continuato – assistiamo ad una vera aggressione alla scuola pubblica, che è il centro di spesa più facilmente intaccabile assieme a quello previdenziale. Se togli ad un territorio la scuola, significa che andiamo nella stessa direzione degli ultimi 20 anni. E non basteranno i fondi del Pnrr: palestre e infrastrutture non sono sufficienti. Bisognava investire anche sul personale”.
Francesco Sinopoliha quindi ribadito il no del sindacato “all’autonomia ispirata al modello aziendale anche un po’ primitivo, ma un’autonomia che risponda al dettato costituzionale e rafforzi il legame col territorio”.
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