Matteo Renzi torna a parlare di scuola. E lo fa con toni entusiastici. “L’Italia deve tornare a essere fiera della propria scuola”. L’obiettivo è fissato nella e-news che torna ad inviare ai suoi lettori dopo una pausa seguita all’insediamento a palazzo Chigi.
Sulla scuola, scrive il premier, “si gioca tutto: la crescita economica, la dignità dell’insegnamento, il patto educativo con le famiglie, la qualità della vita nelle città. E’ lì, è tutto lì. Tra dieci anni saremo giudicati non per lo ‘zerovirgoladipil’, ma sul se saremo stati capaci di ridare dignità alla scuola e all’educazione italiana”.
Ancora Renzi: “Siamo partiti dall’edilizia scolastica e abbiamo aperto i primi cantieri”. Ma il ‘cantiere’ “più importante” è quello sulla riforma del sistema: “Richiederà tre mesi di consultazione con le famiglie e i docenti e comprenderà gli argomenti da studiare, la formazione e l’assunzione del corpo docente, il rapporto con il territorio e l’autonomia. Questo è il cantiere più impegnativo. Ma anche quello più bello. Perché si fa politica per questo, non per tre poltrone in più o in meno”.
Le indicazioni di Renzi sulla necessità di avviare una consultazione di massa, tra gli utenti e gli operatori scolastici, sembra il leit motive degli ultimi giorni. Mentre non si parla più di decreti legge immediati. L’impressione è che il Governo stia prendendo tempo, anche alla luce della rivolta “popolare” conseguente alle dichiarazioni del sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi. Qualcosa nell’aria dei palazzi alti della politica italiana sta cambiando? Lo scopriremo nei prossimi giorni.
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