Cari colleghi docenti, Ata, dirigenti e soprattutto cari genitori,
in Italia siamo soliti assuefarci a tutto, e quello che dirò non è che l’acqua calda.
E’ sfiancante più della febbre, leggere e sentire dichiarazioni pubbliche di personaggi di elevata cultura e in ruoli sociali prestigiosi e nobili che pontificano sulla scuola, che infangano intere categorie di lavoratori della scuola alla luce di una certa esperienza personale ma mai di esaustivo valore statistico.
E quindi abbiamo pedagogisti emeriti, ordinari di cattedra in splendidi atenei ma che non hanno mai lavorato nella scuola, o psicologi affermati che partono da concetti elevati e splendidi ma vanno a finire sulla definizione matematica del buon insegnante, ed altri: basta scorrere qualche quotidiano o qualche rivista del settore per trovare le “mille ricette” per una scuola migliore, ricette però scritte ed elaborate per una cucina mai vista.
Chiaramente la libera opinione è sacra, attenzione però che quando un’opinione viene fiondata tramite i social che facilmente si infiammano, queste opinioni non fanno altro che diventare un detonatore del processo di demolizione della Istituzione Scuola.
Che la scuola in Italia avrebbe bisogno di una ristrutturazione totale, è sotto gli occhi di chiunque; il modo però migliore per non farla è quello di demonizzare una categoria interna e addossargli le maggiori responsabilità. E un modo ottimale di fare una pseudo ristrutturazione è fare come direttore dei lavori qualcuno che delle molteplici realtà scolastiche italiane non ne sa proprio nulla, e di queste pseudo ristrutturazioni ne abbiamo viste tante, controproducenti.
Un’ultima cosa, in un’azienda che si vuole funzionante con dipendenti che producano è buona prassi metterli nelle condizioni di farlo, lodarli, premiarli, farli andare al lavoro col sorriso, con uno stato d’animo sereno, non addossargli tutte le responsabilità del Pianeta, il malumore o le accuse a pioggia generano tutto ma non lavorare meglio e di più e questo non solo a scuola ma ovunque e chi lavora lo sa bene.
Attenti quindi colleghi della scuola e attenti anche genitori dei nostri alunni, attenti a questo loop infiammante che è in atto e che vi assicuro non potrà portare mai ad un miglioramento. Al massimo il processo di demonizzazione del colpevole assoluto può portare ad una frustrazione dello stesso e quindi ad un danno ulteriore dei ragazzi.
Lettera firmata
Risponde il vicedirettore Reginaldo Palermo
Due osservazioni.
La prima: secondo il lettore pedagogisti e psicologi, più o meno illustri, non avrebbero titolo per parlare di scuola perché non ci hanno mai lavorato; a me sembra un modo un po’ riduttivo di affrontare la questione: se davvero dovessimo attenerci a questa regola nessuno di noi potrebbe parlare di qualcosa che non ha sperimentato direttamente. Il fatto è che per insegnare la matematica bisogna conoscere la matematica ma anche come è fatto e come impara l’allievo.
La seconda: sul fatto che per far funzionare le cose si debba anche prestare attenzione ai docenti, lodarli, apprezzarli, premiarli e così via possiamo essere più o meno d’accordo, ma resta il fatto che ogni piccolo tentativo fatto in questa direzione nell’ultimo quarto di secolo è stato bloccato e osteggiato dal mondo della scuola: bisogna prenderne atto.