Noto con piacere lo sviluppo di un dibattito, sul vostro come su altri giornali che si occupano del mondo della scuola, inerente la necessità di una attenta selezione nello svolgimento del concorso per dirigenti scolastici attualmente in atto.
In particolare concordo pienamente con quanti vorrebbero che si proponessero, ad opera di seri esperti del settore, test attitudinali per la verifica della reale capacità di gestire le problematiche umane e caratteriali che si possono presentare in una vasta comunità come quella scolastica: troppo spesso si interpreta questo ruolo solo come una forma di potere e/o un trampolino di lancio verso altri obbiettivi di carriera.
Né sono d’accordo con chi giudica questa via, la via di una selezione anche attraverso test psicoattitudinali, poco praticabile.
Esistono aziende specializzate nell’elaborazione di questionari per la selezione del personale: perché non proporre, insieme alle mnemoniche domande dei quiz preselettivi, attualmente utilizzate, una serie di altri quesiti che individuino le reali aspettative dei candidati? Su un certo numero di essi, è verosimile che, prima o poi il candidato riveli i suoi veri obiettivi.
Perché non sostituire le attuali interrogazioni di lingua straniera e informatica, certamente utili, ma non essenziali per lo svolgimento del ruolo, con una breve intervista con esperti in selezione del personale?
Non si otterrebbe la certezza di aver scelto i candidati più adatti, ma quella di aver fatto una selezione migliore certamente sì.
Infine vorrei far notare a quanti dichiarano che “i concorsi per docenti devono prevedere anche l’attitudine” perché “per formare i giovani serve una predisposizione innata e non tutti possono svolgere questo lavoro”, che, per dirla con un famoso proverbio, “Il pesce comincia a puzzare dalla testa”.
Il dirigente scolastico è uno solo, in comunità scolastiche spesso tanto vaste quanto un piccolo paese di una provincia italiana, se non di più. Non ha termini di raffronto nell’ambito del suo habitat lavorativo, almeno se non ha l’umiltà di confrontarsi col personale dipendente che compone la sua scuola, secondo i ruoli che a ciascuno dei lavoratori competono.
Un docente, seppure solo durante il suo orario di lezione frontale, ha invece a disposizione il team dei colleghi del suo consiglio di classe (o anche più) con cui discutere, a cui chiedere consigli e dal quale essere eventualmente coadiuvato in caso di necessità.
Il suo intervento è limitato ad un certo numero di classi e per un monte ore assai relativo.
Senza contare che, verificata l’eventuale incompetenza alla funzione, può, in qualche modo, essere assegnato a ruoli che più gli sono congeniali.
Ai danni di un cattivo docente si può più spesso rimediare.
Ai danni di un cattivo dirigente come si rimedia?
Stella Diluiso
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