Il Direttore Generale Daniela Beltrame risponde alle polemiche dei giorni scorsi, dopo il caso di Rozzano.
E nel farlo, scrive una nota ai Dirigenti scolastici della regione, in cui ripercorre le norme e la giurisprudenza riguardanti la presenza dei simboli cristiani all’interno delle scuole.
Si legge nella nota: “La presenza del crocifisso e degli altri simboli della cultura cattolica e degli atti di culto (presepio, celebrazione della S. Messa, benedizioni pasquali, ecc.), non solo non è mai stata limitata da disposizioni interne all’Amministrazione scolastica, ma è anzi prevista da norme con valore di legge (art. 118 del R.D. 30 aprile 1924 n. 965, recante disposizioni sull’ordinamento interno degli istituti di istruzione media; art. 119 del R.D. 26 aprile 1928 n. 1297 e relativa tabella allegata, recante il Regolamento generale sul servizio dell’istruzione elementare) che, sebbene anteriori alla Costituzione Repubblicana, non sono mai state abrogate.
Il Ministero dell’Istruzione dell’Università e delle Ricerca, tramite la Circolare e la Direttiva del 3 ottobre 2002, aveva fornito assicurazioni in tal senso”.
Poi, a seguire, viene riportato il parere n. 63 del 1988, con il quale il Consiglio di Stato ha precisato che “la Croce, a parte il significato per i credenti, rappresenta un simbolo della civiltà e della cultura cristiana, della sua radice storica come valore universale, indipendente da specifica confessione religiosa“, confermando che tali norme sono ancora vigenti e non sono state abrogate né dall’accordo intervenuto tra la Repubblica Italiana e la Santa Sede nel 1984, di modifica del Concordato sancito dai Patti Lateranensi dell’11 febbraio 1929, né dalla Costituzione Repubblicana del 1948.
Sullo specifico tema si è espressa anche, successivamente, la sentenza della Corte di Cassazione, Sezione III, in data 13 ottobre 1998, affermando che la presenza del crocefisso nelle aule scolastiche non contrasta con la libertà religiosa sancita dalla Costituzione.
Più recentemente, sempre il Consiglio di Stato, nel 2006, ha riconosciuto che il crocefisso è il simbolo di una cultura cristiana nella quale il nostro Paese ha le proprie radici, e deve quindi essere distinto dal simbolo di una confessione religiosa. Coloro che non intendono avvalersi dell’ora di religione cattolica, che non è obbligatoria, possono optare per altre attività. Il crocefisso ha invece valenza storico-universalistica.
Anche la Corte Europea dei diritti dell’Uomo, nel 2011, ha riconosciuto alle Autorità italiane di trattare la questione secondo l’architettura costituzionale, affermando che il crocefisso non preclude, non esclude, non offende, non contraddice la laicità dello Stato.
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Secondo quanto scritto nella nota, dunque, lo stesso discorso può farsi per quanto riguarda la tradizione di allestire il Presepio e di autorizzare nella scuola o fuori dalla scuola, in orario scolastico curricolare o fuori da tale orario, atti di culto o pratiche religiose (S. Messa in particolari circostanze, benedizioni pasquali, ecc.) rivolte agli studenti che vogliano aderirvi.
Quindi, ben vengano le iniziative di celebrazione del Natale, “in quanto profondamente radicate nell’identità delle persone”.
“In occasione delle festività del Natale – conclude la Beltrame – mi è gradito rivolgere a tutti Voi un messaggio di serenità ad accogliere e organizzare, nel rispetto dell’autonomia scolastica, le simboliche rappresentazioni del messaggio pacificatore del Natale, che tradizionalmente si declinano in allestimenti, recite, cori e eventi musicali.
Sono questi i simboli della pace, della dolcezza, della fratellanza di cui è veicolo il messaggio cristiano, che caratterizzano la cultura e l’identità spirituale, sia religiosa che laica, della civiltà italiana ed europea, alla quale la scuola pubblica non può e non deve rinunciare, in coerenza con un progetto educativo che valorizzi l’apertura all’integrazione e all’accoglienza delle altre identità”.
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