Il tema della regionalizzazione domina ormai su tutto. Ad iniziare dalla scuola. Ne è la testimonianza quanto accaduto il 26 febbraio nella Commissione Istruzione e Cultura della Camera, nel corso delle audizioni tenute dai sindacati sulla proposta di legge n. 877, a prima firma dell’on. Lucia Azzolina del M5S, sulla cancellazione delle cosiddette classi pollaio.
Un componente della Commissione Cultura avrebbe “deviato” il tema…
In base alla testimonianza della segretaria della Cisl Scuola, Maddalena Gissi, è apparsa “francamente sorprendente la divagazione, ad opera di un componente della Commissione, su temi non contemplati all’ordine del giorno, come quelli riguardanti l’autonomia differenziata, sui quali si è innescata una discussione che ha assunto in alcuni passaggi tono piuttosto accesi, inusuali per il luogo e del tutto anomali rispetto alle modalità con cui solitamente le audizioni vengono svolte”.
“Solo ripercorrendo il dibattito attraverso la registrazione video dei lavori della commissione, attualmente non ancora disponibile sul sito della Camera, sarà possibile esprimere ulteriori valutazioni sull’accaduto. La delegazione CISL Scuola ha comunque auspicato che temi di questa portata siano oggetto di pacata e lucida riflessione, cui non è di alcun giovamento un’incomprensibile e illogica esasperazione dei toni”, ha concluso la Gissi.
Per risolvere i problemi di organico basta regionalizzare…
La Flc-Cgil spiega che “nella fase di confronto, alcuni parlamentari della Commissione hanno avanzato la tesi che la soluzione ai problemi di organico e di ammodernamento degli edifici risieda non tanto nella riduzione degli alunni per classe, quanto nell’attuazione del progetto di autonomia differenziata”. Ed è quello il momento in cui il confronto è diventato aspro.
Il sindacato guidato da Francesco Sinopoli, ha cercato di dire “che un simile progetto avrebbe delle conseguenze ancora più negative sulla garanzia del diritto sociale all’istruzione, che verrebbe esercitato in maniera diseguale sul territorio nazionale. La Carta costituzionale assegna allo Stato il compito di rimuovere gli ostacoli e sanare le differenze e non di accentuarle”.
La Cgil non arretra
Il sindacato confederale annuncia, quindi, che “non arretrerà nemmeno di un passo rispetto ai principi costituzionali che sono alla base della federazione stessa che si batte da anni per la qualità della scuola pubblica, di tutti e di ognuno, in una visione unitaria e solidale dell’intero sistema”.
Anche il segretario della Uil Scuola, Pino Turi, ha ribadito, nel corso dell’audizione, la netta contrarietà della Uil scuola ad ogni ipotesi di regionalizzazione: “la scuola italiana è l’istituzione nella quale gli italiani pongono la massima fiducia. Vi pare possibile – ha detto Turi – mettere mano ad una istituzione che funziona e che gode della fiducia di tutti?”.
Classi pollaio: solo il Mef potrebbe dire no alla cancellazione
Eppure, l’audizione era incentrata su tutt’altro: sulle cosiddette “classi pollaio”, un tema che a differenza della regionalizzazione c’è un consenso unanime: l’unica componente che, ad oggi, potrebbe essere contraria è il Mef, che potrebbe puntare i piedi in caso di ampliamento sostanziale degli organici derivante proprio dall’innalzamento delle classi.
Per la Cisl, la riduzione del numero massimo degli alunni dovrebbe comunque “essere accompagnata da urgenti e indifferibili provvedimenti circa l’edilizia scolastica”.
Inoltre, per il sindacato la misura proposta è “certamente di aiuto ma è altrettanto necessario intervenire sul sostegno agli insegnanti verso modalità didattiche innovative e flessibilità organizzative nella gestione degli ambienti di apprendimento”.
La soluzione a mille problemi…
Ridurre il numero di alunni per classe, ha detto Pino Turi (Uil Scuola), “può dare risposte in termini di didattica individualizzata, attenuare i fenomeni di burnout , dovuti allo stress da lavoro correlato, sempre più in aumento. È positiva in termini di organico, con la restituzione di circa 86.000 posti per i docenti. Per il personale ATA, l’aumento, non ben quantificato dalla relazione, a nostro parere potrebbe essere di circa 40.000 posti.
“Un provvedimento che assume elementi positivi che aiuterebbero, di molto, la qualità dell’istruzione.
Rappresentando altresì un beneficio per il personale in termini di mobilità e reclutamento”.
Quel taglio di ore e di posti di dieci anni fa
Il leader dalla Uil Scuola ha anche ricordato che nel 2008, mentre in Italia il Governo tagliava circa 140 mila posti in organico – tra docenti e personale ATA – la Germania, pur attraversando la stessa crisi, investiva otto miliardi nel sistema dell’istruzione. Oggi vediamo i risultati, con le classi sovradimensionate che si stiama che siano il 5,17% del totale.
Anche la Flc-Cgil ha ricordato che la norma introdotta dall’allora governo Berlusconi, la L. 133/08, “che portò all’innalzamento del numero di alunni per classe e al taglio del tempo pieno e delle ore di laboratorio negli istituti tecnici e professionali con la cancellazione di oltre 134.000 posti tra docenti e personale ATA”.
“Consideriamo un primo passo importante la revisione dei parametri che regolano la formazione delle classi. Ma la modifica del decreto va governata con una nuova definizione del fabbisogno organico di diritto di docenti e ATA, in modo che esso non risponda a meri motivi di contenimento della spesa pubblica. E va accompagnato da misure strutturali importanti: una radicale riqualificazione dell’edilizia scolastica, una generalizzazione della scuola dell’infanzia, il ripristino del modello di tempo pieno e prolungato e una modernizzazione dei laboratori nelle secondarie”.
Il cambiamento in arrivo
La proposta di legge all’esame della VII Commissione, presieduta dall’on. Luigi Gallo (M5S) rappresenta, in effetti, una discontinuità rispetto al passato, intervenendo sulla riduzione graduale di un punto del rapporto alunni/docente in un triennio; sulla previsione di un tetto massimo di 22 alunni nelle classi iniziali, elevabile fino a 23; sul tetto massimo di 20 alunni nelle classi con presenza di alunni con disabilità.
Su questo punto, l’Anief, presente all’audizione, ha lanciato l’operazione verità, finalizzata al superamento di questo genere di classi, fenomeno che contraddice il D. P. R. del 20 marzo 2009 n. 81 art. 5, comma 2, in base al quale “le classi iniziali delle scuole e istituti di ogni ordine e grado, ivi comprese le sezioni di scuola dell’infanzia, che accolgono alunni con disabilità sono costituite, di norma, con non più di 20 alunni”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ricorda che “occorre fare di tutto per debellare una situazione vergognosa, tutta italiana, che intacca la formazione degli alunni e mette a dura prova la professionalità dei docenti. Inoltre genera rischi inerenti alla sicurezza, questione che espone anche i dirigenti scolastici a un accentuarsi delle loro responsabilità. Senza dimenticare che le cosiddette classi pollaio vanno a calpestare i diritti degli alunni diversamente abili, che necessiterebbero di spazi adeguati, diverse programmazioni, azioni educative e valutazioni personalizzate”.
Azzolina (M5S): nelle classi pollaio coinvolti 1,5 milioni di alunni
In serata, Lucia Azzolina, deputata del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura e prima firmataria della proposta di legge contro le classi pollaio, ha fatto sapere su Facebook che le audizioni dei sindacati della scuola, in commissione Cultura alla Camera, “confermano la necessità di mettere mano alla questione delle cosiddette classi pollaio. Parliamo di 1,5 milioni di alunni che oggi sono divisi in 55.000 classi, una media di oltre 27 per classe”.
“Ci conforta sapere che chi rappresenta il corpo docente ritiene che sia giunto il momento di abbandonare l’approccio ragionieristico investendo con decisione sulla qualità della didattica e in generale della scuola e dunque sul futuro del Paese”.
“L’operazione di ascolto e di confronto avviata in commissione ci conferma che finalmente, grazie alla nostra proposta di legge sulle classi pollaio, abbiamo l’opportunità di mettere in campo una didattica moderna e di valorizzare appieno la professione docente, producendo un necessario quanto radicale rinnovamento dell’istruzione”, ha concluso Azzolina.