Categorie: Estero

Sulle immissioni in ruolo i sindacati l’un contro l’altro armati

Fare assumere un lavoratore, facendolo uscire dal tunnel del precariato, è l’impegno prioritario di qualsiasi organizzazione sindacale.  E la scuola non fa eccezione. Basta andare a leggere i comunicati inviati a raffica a ridosso delle oltre 21mila immissioni in ruolo annunciate con euforia il 7 agosto direttamente dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo.
Dall’analisi testuale di quanto riportato dai sindacati sono emersi due aspetti. Il primo, che in realtà è una conferma, riguarda il fatto che l’unità tra le varie organizzazioni esistenti rimane ancora lontana. Una novità, su questo fronte, però sembrerebbe esserci: riguarda la creazione di due raggruppamenti.
Da una parte ci sono gli ultimi firmatari del Contratto collettivo nazionale e dell’accordo dalle cui basi lo scorso anno derivò il decreto ministeriale sul piano triennale di assunzioni, giunto ora a due terzi dell’opera: si tratta di Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda. Con i due confederali molti vicini ed gli altri due che continuano ad operare nella loro autonomia statutaria, non disdegnando le opportunità che di volta in volta si creano per unire le forze e raggiungere gli obiettivi condivisi. Come sottolineato dal coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti: Queste assunzioni – ha detto Rino Di Meglio – sono il frutto dell’accordo triennale che abbiamo firmato l’anno scorso con il governo e che prevedeva le immissioni in ruolo degli insegnanti per un triennio su tutti i posti vacanti in organico di diritto. Un’intesa che è stata rispettata e che rappresenta un importante risultato in un momento economico molto difficile in cui si profilano ulteriori riduzioni di personale nel pubblico impiego”.
Il secondo raggruppamento non poteva che essere capitanato dalla Flc-Cgil, il sindacato che alla guida di Mimmo Pantaleo è diventato sempre più intransigente verso l’operato dell’amministrazione e del Governo. Sottraendosi sistematicamente alla firma di accordi e contratti, ha fatto un uso sempre maggiore della piazza e dello sciopero (a costo di raggiungere adesioni anche sotto il 5%). I lavoratori della conoscenza hanno però avuto il merito di cavalcare il forte malcontento che si è creato attorno alla scuola negli ultimi quattro-cinque anni, contrassegnati da forti tagli agli organici, alle strutture e alle risorse. Tutte privazioni che hanno messo a dura prova dirigenti, personale, famiglie e studenti. E di fianco, anche se mai a “braccetto”, con la Flc-Cgil, che nel frattempo è diventata l’organizzazione di settore con maggiori tessere e anche di eletti Rsu (anche se per l’ufficialità bisognerà attendere che l’Aran pubblichi i risultati definitivi, ormai imminenti), si sono ritrovati a turno diversi sindacati meno rappresentativi. Ma non per questo meno combattivi. Ad iniziare dai comitati di base. Tanto che in più di un occasione sono scesi in piazza assieme (mentre per ritrovare uno sciopero unitario di tutto il sindacalismo scolastico bisogna risalire al 30 ottobre 2008).
Negli ultimi tempi, inoltre, il muro contro muro con il Miur ha costretto l’organizzazione Pantaleo ha chiedere sempre più spesso l’intervento dei giudici. Non a caso lo stesso segretario pugliese ha sottolineato, una volta decretati i 21mila ruoli, che per ottenerli sono stati “determinanti per superare le resistenze nello stesso Governo” sia “la mobilitazione dei precari” sia “l’ampio contenzioso legale messi in campo anche dalla Flc-Cgil”.
Una linea, quella dei ricorsi facili, che ha avvicinato il sindacato confederale, sempre più in rotta di collisione rispetto a Cisl e Uil, alla non proprio amica Anief. La quale nelle ultime ore ha scritto: “è bello leggere le pagine critiche della stampa e soprattutto è bello leggere i comunicati dei sindacati che hanno rivendicato subito il merito delle immissioni alla luce di un accordo che, tra gli ammessi alla contrattazione, non è stato firmato dalla sola CGIL/FLC, unica O. S. insieme all’Anief ad aver promosso su larga scala una campagna giudiziaria nazionale presso le corti del lavoro per il rispetto della direttiva comunitaria 1999/70/CE”. Per l’organizzazione di Pacifico “fortunatamente, i mezzi informatici rendono accessibile la comunicazione, e così al di là delle bandiere che ognuno vorrebbe piantare, basta spulciare gli atti dell’ufficio legislativo della Camera dei Deputati”, per rendersi conto che “il legislatore è intervenuto nell’estate scorsa per arginare i migliaia di ricorsi presentati dall’Anief e dalla CGIL/FLC”. Ed in stile Cgil, l’Anief imputa all’accordo sindacale del 4 agosto 2011 la colpa di “discriminare i vecchi 67.000 e i nuovi 21.000 neo-assunti che dovranno continuare la strada del ricorso al giudice del lavoro per aver riconosciuto il diritto alla stessa progressione di carriera riconosciuta agli altri colleghi”.
Francamente non pensiamo di essere di fronte e delle prove generali che porteranno ad una nuova coalizione sindacale. Di cui entrambe le organizzazioni, Flc-Cgil e Anief, che per le troppo diverse mole di iscritti e finalità non avrebbero molto da guadagnarci. Di sicuro, però, si può dire che la partita sulle immissioni in ruolo ha messo in luce dei modi diversi di fare sindacato. Ed ognuno ha affilato le “armi” che ritiene più efficaci: il dialogo, la concertazione, la piazza, lo sciopero o le aule del tribunale.
Alessandro Giuliani

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