Mario Draghi non ha ancora formato il governo: solo sabato 6 febbraio concluderà le consultazioni con i partiti. Subito dopo tornerà dal Capo dello Stato per tirare le somme. Il modello da assumere dovrebbe essere vicino a quello Ciampi: ministri ‘tecnici’ di alto profilo, per sostenerlo sui dossier più delicati, come l’economia, la giustizia e forse anche la sanità; però l’esecutivo avrà al suo interno rappresentanti di tutti i partiti. Bisogna capire, però, a quale livello: c’è più di qualcuno, infatti, che paventa la possibilità che i partiti possano ricoprire solo posti di viceministro o sottosegretario.
Per quanto riguarda i ministeri, all’Economia il premier potrebbe mantenere l’interim, anche se si pensa a uomini a lui fedeli, come Daniele Franco o Luigi Federico Signorini (Bankitalia), Daniele Scannapieco (Bei). Poche chance avrebbe il ministro uscente Roberto Gualtieri.
Tra i partiti, per supportare Draghi le certezze, al momento, rimangono Pd, Italia Viva e Forza Italia.
Mentre sembrano destinati a rimanere fuori dal progetto unitario (almeno sulla carta) le parti più estreme del M5s e di Leu: i grillini, in particolare, insistono sul governo più ‘politico’ che tecnico. Molto scetticismo trapela anche da Lega e Fratelli d’Italia.
La linea che assumerà, però, appare intanto già chiara: rispetto al doppio governo Conte, l’ex governatore della Banca d’Italia e che ha a lungo guidato la Banca centrale Europea punterà di più sugli investimenti e meno sussidi e incentivi.
L’idea di fondo è quella che non si possono dare ristori alle categorie colpite dagli effetti della pandemia, ma anche pensare a investimenti negli ambiti chiave del Paese.
Da un punto di vista pratico, Draghi dovrà affrontare il problema del piano vaccinale rallentato, la crisi economica e quella lavorativa.
Potrà però contare sul Recovery plan: oltre 200 miliardi in arrivo dell’Unione europea, con cui rilanciare giovani, scuola e occupazione. Su quest’ultima pesa come un macigno la sempre più vicine fine del blocco dei licenziamenti.
Secondo l’agenzia Ansa, Draghi darà particolare “spazio a infrastrutture digitali, e competenze digitali nel lavoro, nella scuola, università, ricerca. Forte spinta a recuperare i gap dell’Italia nei tassi di partecipazione scolastica, universitaria, lavorativa (specie per le donne).
Punterà poi alla “transizione verde“: perché, come ricorda proprio la Bce, gli investimenti devono essere coerenti con le raccomandazioni Ue all’Italia che chiedono di “concentrare gli investimenti sulla transizione verde e digitale”.
Particolare attenzione verrà data anche al sistema sanitario: Draghi intende rafforzarlo, per meglio rispondere alle esigenze derivate dall’esplosione del Covid-19. Si parla, a questo proposito, di “un sistema integrato a livello nazionale con database condivisi”.
Chi è entusiasta di lui è Matteo Renzi: “non penso che Mario Draghi possa non riuscire nel formare il governo e penso anche che Draghi sarà in grado nel giro di due anni di garantire grandi opportunità all’Italia, ma anche all’Europa. Non dimentichiamoci delle elezioni tedesche, a settembre 2021, in Francia, a maggio 2022, in Italia 2023″.
Renzi ha ricordato che “Draghi è stato l’uomo che nella crisi europea del 2008, ha salvato l’Europa. Prima tanti pensavano che l’Europa fosse un problema, e questo non è vero, l’Ue è la nostra unica possibilità per uscire dalla crisi e Draghi è il simbolo di tutto ciò perché è l’italiano che ha salvato l’Europa ed è l’italiano che salverà il nostro Paese”.
Entusiasta anche la viceministra dell’Istruzione Anna Ascani: “Il Partito Democratico lavora alla nascita di un esecutivo di chiaro stampo europeista. Il Presidente Draghi è una figura di profilo altissimo e potrà aiutare l’Italia a uscire da questa crisi e dal caos che essa ha generato. Grazie al Presidente Mattarella abbiamo la possibilità di consegnare al Paese un Governo che avrà come priorità la gestione della pandemia, delle difficoltà economiche e sociali, del lavoro, dell’educazione e degli investimenti per il futuro e le giovani generazioni”.
Decisamente più fredda è la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina: “Stiamo attraversando un momento determinante per il futuro del Paese. Un passaggio che va affrontato con coraggio e responsabilità. Nel rispondere all’appello del Presidente della Repubblica, apriamoci alla partecipazione, all’ascolto e alla proposta di soluzioni politiche. Valorizziamo e rilanciamo i temi che costituiscono le fondamenta del Movimento. Affrontiamo i prossimi passi tutti uniti. Così faremo il bene dell’Italia”.
Ella Bucalo responsabile scuola del dipartimento istruzione di Fdi già pensa al suo successore: “Le macerie che ha lasciato il ministro Azzolina saranno visibili per tanto tempo, chi arriverà a Viale Trastevere, tra poco o subito dopo le elezioni, dovrà lavorare molto e bene”.
“In questi giorni, con le regioni che stanno riprendendo le lezioni in presenza, al 50 o 75%, continuano ad emergere lacune programmatiche. Dirigenti lasciati al loro destino, limiti della Dad, banchi a rotelle rottamati, mobilità pubblica insufficiente. Fratelli d’Italia continua a lavorare per il bene della scuola proponendo emendamenti al Milleproroghe su docenti immobilizzati, vincolo quinquennale, inseganti di sostegno e concorsi”, ha concluso Bucalo.
Ha fatto bene il ministero dell'Istruzione a non riprogrammare le prove concorsuali del 2022 (per…
Questa mattina, venerdì 20 dicembre, a Zagabria, in Croazia, un 19enne ha fatto irruzione in…
Un docente su due è favorevole a non appesantire il carico di lavoro degli studenti…
Sul portale INPA sono disponibili i due bandi per la selezione dei componenti delle commissioni…
L’istituto tecnico G. Marconi di Dalmine, in provincia di Bergamo, una delle istituzioni più all’avanguardia…
Alla fine l’educazione alimentare nelle scuole paga! Con tempi medio-lunghi, d’accordo, ma i risultati si…