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Superare un concorso a cattedra non è necessariamente indice di merito

I cantori del merito e soprattutto coloro che sostengono il modello di concorso, con le prove di selezione e le successive prove scritte ed orali, come un modello basato sulla trasparenza e la meritocrazia, sono persone che non sanno evidentemente leggere la realtà che li circonda. Come è possibile asserire con assoluta certezza che un concorso che si deve ancora espletare, assegnerà alla scuola circa 12.000 docenti selezionati con qualche criterio di merito?
Con quale diritto si offende la professionalità di oltre 700.000 insegnanti della scuola, additandoli come persone selezionate senza alcun percorso di meritocrazia?
Ma chi sono le persone che, nell’Italia della corruzione e degli sprechi, fanno l’inno alla meritocrazia mancata, offendendo la dignità professionale di tantissimi missionari dell’educazione? Sono persone che probabilmente conoscono poco la realtà italiana della scuola e non si rendono conto che di conseguenza il concorso meritocratico rimane una bella idea sulla carta, che viene facilmente aggirato da interessi preminenti. Tra queste persone c’è Roger Abravanel, editorialista del Corriere della Sera, che si è molto speso, sotto la gestione Gelmini del ministero dell’istruzione, sul tema della meritocrazia. Il pensiero di Roger Abravanel che è invece molto condivisibile, è quello di sostenere che i nostri studenti meritano di avere i migliori insegnati. 
Secondo il nostro parere, non potrà essere un concorso all’italiana, bandito con superficialità e di tutta fretta, a poter selezionare i migliori insegnanti. 
Non è il concorso che garantisce la qualità dell’insegnamento! 
Piuttosto è l’esperienza accumulata in cattedra, le innate doti di comunicazione e un’adeguata formazione del docente che determinano un bravo docente meritevole del titolo di professore. 
Per non parlare poi delle polemiche che sono scaturite dagli ultimi concorsi pubblici, come quelli per l’accesso ai Tfa o quello in via di conclusione per dirigente scolastico. 
Dall’esperienza di questi concorsi, sono emerse numerose criticità, sono mancati, a dire di molti esperti di scuola, i valori di trasparenza, regolarità e meritocrazia. Non vorremmo fare le Cassandre, ma non crediamo che il concorso a cattedra, ritenuto un primo passo verso la meritocrazia, possa avere migliore sorte dei suoi prototipi.

Lucio Ficara

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