Le procedure di assegnazione delle cattedre sono ancora nel caos. I numeri che vengono dagli uffici territoriali e le lamentele che vengono dalle scuole dicono che la situazione è peggiore del passato.
Prendiamo ad esempio quello che si è verificato a Vicenza. L’ultima convocazione da parte dell’Ufficio scolastico è fissata all’inizio di novembre. Ma gli iscritti nelle GAE (graduatorie ad esaurimento dalle quali si effettuano le nomine provinciali) sono ormai pochissimi, e centinaia di posti saranno restituiti alle Istituzioni scolastiche affinché procedano autonomamente alle nomine dei precari iscritti nelle graduatorie di Istituto. A Vicenza si tratta di 908 posti alle superiori e di 385 posti alle medie, secondo i dati comunicati ai sindacati. Quasi 1300 posti.
Se questa cifra fosse indicativa di situazioni diffuse, i numeri delle supplenze annuali potrebbero essere imponenti. Di preciso non si sa, ma le stime che leggiamo sulla stampa vanno da 80mila a 100mila.
Una supplentite più pervasiva che mai. “Le supplenze non potranno mai essere eliminate con buona pace della 107. L’unico effetto è stato quello di spostare le graduatorie delle supplenze dai provveditorati alle scuole” . A spiegarci il meccanismo è Doriano Zordan, segretario Snals di Vicenza: “Con la chiusura delle GAE, si sono riempite le graduatorie di istituto di seconda e terza fascia, graduatorie che di fatto stanno pian piano sostituendo le GAE. Infatti basta vedere i numeri di cui sopra per capire che il grosso dei posti a supplenza almeno nel Nord Italia viene restituito alle scuole che nominano su tali graduatorie, mentre al Sud i posti sono coperti principalmente prima dai trasferimenti (posti in organico di diritto) e successivamente dalle assegnazioni provvisorie (posti in organico di fatto)”.
A due mesi dall’inizio dell’anno scolastico, tutto viene scaricato sulle singole scuole, che devono arrangiarsi a chiamare i docenti che mancano. E non è detto che trovino il personale che cercano. Alla faccia dello slogan tanto declamato della scelta dei docenti migliori per garantire la migliore offerta agli studenti. Chi arriva a supplire è personale precario generalmente senza l’abilitazione, e spesso anche senza il titolo di studio specifico per quel posto.
Ma la fregatura per le scuole è cominciata ben prima, con la fase C del piano assunzioni nell’autunno dello scorso anno quando sono stati immessi in ruolo 55mila docenti di potenziamento, senza però che offerta e domanda coincidessero.
Le scuole che avevano elaborato in tempi stretti RAV, PTOF e PdM, chiedendo le risorse umane di cui avevano bisogno, si sono viste arrivare risorse professionali non corrispondenti ai bisogni nel 90% dei casi. Così hanno dovuto rielaborare tutto in gran fretta e reinventarsi l’utilizzo dei docenti potenziatori in funzione delle loro specifiche professionalità, anziché in funzione del Poft. Il contrario della ratio legis e di una Buona Scuola.
“Il sistema di reclutamento andava solamente aggiustato e non stravolto” conclude Zordan. “Invece si è voluto procedere con una legge, la 107, scritta da consulenti che non conoscono i delicati equilibri che governano la scuola e non hanno voluto ascoltare le OO.SS. che avevano previsto il caos prima del varo della legge”.
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