“Penso che questo Paese debba assolutamente dare la possibilità ai giovani di lavorare, se vanno all’estero ci lamentiamo, se restano casa ci lamentiamo”. A dirlo è stata, lunedì 20 luglio, la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, commentando le polemiche per la possibilità di supplenza che le nuove Graduatorie provinciali per i supplenti aprono agli studenti non laureati di Scienze della formazione primaria.
A margine della sua visita ad un istituto comprensivo di Milano, prima di partecipare al Tavolo regionale per la ripresa scolastica a settembre, Azzolina ha tenuto a dire che “questi giovani lavoravano già: la Lombardia è una delle Regioni che ha più supplenze per la scuola dell’infanzia e la scuola primaria. Non è una novità, noi lo abbiamo semplicemente messo all’interno di graduatorie”.
“Questo – ha continuato la titolare del MI – faciliterà le segreterie che non dovranno più avere a che fare con le Mad, dichiarazioni di Messa a disposizione, ed impazzire dietro le Mad e daremo da lavorare a persone che hanno scelto di fare l’insegnante, che hanno fatto un percorso che era a numero chiuso. Persone preparate con passione e amore per la scuola. È un passo in avanti”.
Nel pomeriggio, la ministra ha postato un messaggio su facebook, con il quale chiarisce che “sull’assegnazione delle supplenze qualcuno vuole far credere che daremo le cattedre a chi non sa insegnare e non ha titolo a farlo. Niente di più falso. Voglio rassicurare tutti, soprattutto le famiglie: stiamo facendo l’esatto contrario”.
“Fino ad oggi – continua Azzolina – accadeva che le supplenze potessero andare a chiunque, anche a chi non era minimamente formato, attraverso le cosiddette Mad, le messe a disposizione. Si presentava un curriculum a scuola e avveniva la chiamata”.
“Noi stiamo cambiando sistema. Per infanzia e primaria i contratti a tempo determinato, perché di questo stiamo parlando, andranno prima a chi è abilitato, e dopo, in subordine, a chi si sta laureando in Scienze della formazione primaria”.
Azzolina sottolinea che quella in Sfp è una “laurea che abilita all’insegnamento proprio per questo grado di scuola e durante la quale si fanno anche specifici percorsi di tirocinio. Parliamo quindi di giovani preparati, perché già in possesso delle competenze derivanti dallo svolgimento del tirocinio”.
“Ci rimproverano per questo? Diamo spazio ai giovani, in un Paese che li ha spesso dimenticati. Giovani che hanno scelto di insegnare”.
Se da alcuni sindacati, come la Cisl Scuola, la novità è stata bene accolta, nell’ambiente politico cresce la quantità dei dissensi.
L’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, passato dal M5S al Gruppo Misto, ha inviato un tweet al vetriolo: “Per insegnanti precari laureati con anni di servizio niente concorsi, ma studenti non ancora laureati andranno in cattedra. Sono d’accordo che si tratta di opportunità per giovani, ma contraddizione è evidente a tutti. Non chiamiamola #meritocrazia”.
Contrari si dicono pure Carmela Ella Bucalo e Paola Frassinetti rispettivamente responsabile scuola del dipartimento istruzione di Fratelli d’Italia e vicepresidente commissione cultura.
“Complimenti al ministro Azzolina che con le sue idee continua a portare la scuola sempre più nel baratro. Immettere nel circuito scuola altri precari è l’ennesima incredibile faciloneria di un ministro che sarà ricordato per le tante corbellerie comunicative. Invece di continuare a parlare di supplenti non laureati da mettere dietro una cattedra, perché non stabilizza chi da tanti anni è già a pieno titolo nel mondo della scuola?”.
“Stabilizzazione è sinonimo di buonsenso e onestà intellettuale, precariato è un misero sistema clientelare per accaparrarsi voti”, hanno concluso le due deputate.
Nei giorni scorsi, diverse perplessità erano state espresse anche dal Consiglio superiore della pubblica istruzione, presieduto da Francesco Scrima: il Cspi, “pur riconoscendo la fase di emergenza straordinaria” ha detto di ritenere “opportuno che si predisponga, in via temporanea, un elenco graduato provinciale distinto dal resto delle graduatorie che debbono restare riservate agli aspiranti che sono in possesso del titolo di studio. In tale elenco comunque sarebbe opportuno inserire gli studenti del V anno, in possesso di un numero di crediti formativi non inferiore a 240”. Quindi, per il Cspi si dovrebbero introdurre nelle nuove Gps solo i laureandi.
Anche dagli ambienti universitari sarebbe trapelato qualche dubbio, perché l’accreditamento a svolgere le supplenze già dal terzo anno di corso, quindi anche ad uno studente di 21 anni a metà percorso accademico, disincentiverebbe il raggiungimento a conseguire la laurea in tempi regolari e quindi l’aumento degli studenti fuori corso.
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