Home Attualità Supplenze covid bloccate: non ci sono i soldi

Supplenze covid bloccate: non ci sono i soldi

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Piove sul bagnato per le supplenze 2020:  i calcoli fatti dal MI e quelli del portale degli stipendi della Pubblica amministrazione non sono conformi. Pertanto Toscana, Veneto e Abruzzo sono costretti a fermare le assunzioni dei supplenti covid. E potrebbero aggiungersi anche altre Regioni.

Calcoli sbagliati: “sospendete i contratti non ancora perfezionati”

A segnalare per primo il problema è il Corriere della Sera che spiega come lo scorso agosto Il Ministero, quando ha inviato agli uffici scolastici la tabella di calcolo, questa non corrisponderebbe alla “spesa calcolata dal sistema NoiPa”. Pertanto, “si chiede di sospendere a decorrere l’attivazione degli incarichi temporanei del cosiddetto organico Covid non ancora perfezionati“.

Questo ulteriore intoppo si inserisce nella già complicata organizzazione di queste prime settimane di anno scolastico: fra cattedre scoperte e assenza di organico covid, la situazione in molte scuole d’Italia non è per nulla incoraggiante.

Adesso il Ministero dell’Istruzione, in accordo con il Mef, dovrà intervenire per elaborare le divisioni corrette e ridistribuire le somme.

No al licenziamento in caso di lockdown

Ricordiamo che il Decreto “Agosto”, convertito in legge, ha previsto che il personale aggiuntivo, assunto a tempo determinato per fronteggiare l’emergenza, non sarà più licenziato in caso di lockdown, come era stato inizialmente previsto. Il Governo è quindi intervenuto sul fronte contrattuale per tutelare questi lavoratori che rischiavano di perdere il posto in caso di sospensione delle attività didattiche.

Tuttavia, il problema, come abbiamo visto, è di natura economica: in caso di lockdown questi insegnanti non saranno licenziati ma se non si interviene correttamente questo personale resterà paralizzato: non ci sarebbe alcun licenziamento perché non esisterebbe alcun supplente covid.

Se pensiamo che ancora le supplenze ordinarie, alla data del 23 ottobre, ancora non sono state ultimate, è facile comprendere come questo anno scolastico sia davvero il più martoriato di sempre.