“Come si possono portare i bambini e gli adolescenti di oggi, che diventeranno gli uomini di domani, a convivere felicemente con la matematica, o addirittura ad amarla?”
E’ la domanda che Piergiorgio Oddifreddi pone sulla pagine di Repubblica e alla quale risponde:”Soltanto con una “rivoluzione copernicana” dell’insegnamento e della divulgazione, che capovolga l’anacronismo dei metodi e dei contenuti con i quali ancora essa viene insegnata e diffusa. O, per parlare più precisamente, vilipesa e martoriata.
“La matematica si trova oggi nella situazione in cui era la musica decenni fa, prima dell’introduzione del metodo Suzuki: quando, cioè, l’interesse, il divertimento e il piacere del futuro esecutore erano considerati irrilevanti, o addirittura deleteri, e dovevano cedere il campo ai tecnicismi fini a sé stessi. Non a caso le scuole musicali si chiamavano “conservatori”, e conservatori rimangono troppo spesso oggi i programmi di matematica delle scuole, i metodi della sua didattica e gli aspetti che ne emergono nella narrazione mediatica.
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“Con queste premesse, non c’è da stupirsi che la matematica sia odiata e temuta: semmai, ci sarebbe da stupirsi che non lo fosse. L’attuale “crisi delle vocazioni” degli insegnanti di matematica riflette una consapevolezza di queste carenze, che si possono risanare soltanto mediante un “piano Marshall” che immetta risorse massicce nella diffusione di nuovi metodi di insegnamento e nell’elaborazione di nuovi programmi di studio, ormai adottati in molti Paesi meno conservatori, ma ancora lontani da venire nel nostro, che apprezza le rovine dell’antichità ma si disinteressa delle costruzioni della modernità”.