Ipsos, per Fondazione Barilla, ha intervistato 800 giovani tra i 14 e i 27 anni per capire cosa sanno di obiettivi di sviluppo sostenibile e del ruolo che gioca il cibo nel loro raggiungimento. E si è saputo che solo il 17% dei giovani sotto i 27 anni conosce gli obiettivi di sviluppo sostenibile e che per 6 su 10 a raggiungerli ci dovranno pensare le generazioni future.
La “sostenibilità”, si legge sul Sole 24 Ore, è un concetto familiare al 40% degli intervistati, ma pochi conoscono il nesso che la collega alla produzione di cibo. Solo 1 su 3, tra chi conosce la sostenibilità, pensa che il benessere del Pianeta dipenda anche da cosa mettiamo nel piatto, mentre proprio la produzione agricola è responsabile del 24% delle emissioni di gas serra.
Tuttavia, pensa il 50% dei ragazzi, ridurre lo spreco alimentare è il più importante comportamento sostenibile da adottare.
E poi, solo un 14-15enne su quattro ha aderito a #FridaysForFuture (movimento internazionale di protesta di giovani studenti che rivendicano azioni per prevenire il riscaldamento globale e il cambiamento climatico legato alle proteste della svedese Greta Thunberg) e circa 6 giovani su 10 ne condividono i messaggi.
In generale per l’84% dei 18-24enni italiani «stiamo andando incontro a un disastro ambientale se non cambiamo subito le nostre abitudini».
Eppure, sempre secondo la ricerca che riporta Il Sole 24 Ore, solo 4 giovani intervistati su 10 sembrano conoscere davvero il concetto di sostenibilità. Conoscenza che aumenta con il crescere dell’età (29% tra i 14-15enni; 36% tra i 16-19enni; 43% tra i 20-23enni; 52% tra i 24-27enni), del grado di istruzione (52%) e del tenore di vita più alto delle famiglie (53%).
Ma i ragazzi mettono in relazione la sostenibilità solo agli aspetti ambientali, mentre restano sullo sfondo temi, altrettanto importanti, della sostenibilità associata all’economia (13%), alla società (9%), al cibo e all’alimentazione (9%).
Per l’80% degli italiani (84% dei 18-24enni) «stiamo andando incontro a un disastro ambientale se non cambiamo subito le nostre abitudini». Più allarmati – in Europa – sono solo i tedeschi (85%), meno sensibili al tema appaiono grandi Paesi come Russia (78%), U.S.A. (70%) e Gran Bretagna (67%).
Se invece guardiamo a comportamenti concreti, il 68% dei giovani italiani tra 18 e 24 anni (dato che scende al 64% per il totale della popolazione) sono convinti che «in futuro avranno più successo i prodotti in grado di contribuire positivamente alla società». Una certezza che sembra accomunarci a Germania (65%), Russia (64%), Francia (62%) e Spagna (61%). Chi ritiene questa visione più rilevante, invece, sono Paesi emergenti come India (83%) e Brasile (74%) o grandi economie come la Cina (80%).
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