Politica scolastica

Svimez: ai parlamentari della Regione siciliana interessa adeguare il loro salario all’inflazione

Il dato più importante che viene dal rapporto Svimez si affama e si asseta nell’idea che i bambini del sud usufruiscono di 200 ore in meno di scuola rispetto ai coetanei del nord. 

L’altro dato riguarda il servizio mensa, negato al quasi 80% dei bambini meridionali, e l’altro ancora della spesa per studente di circa 100 euro annui inferiore, con una riduzione del19,5% in due anni, pari 30% di investimenti in meno. 

Una voragine che non si riesce a colmare né si vuole, perché non  si ha la volontà politica e culturale di farlo. In altre parole: la classe politica non se ne rende conto. 

In ogni caso, corollario di questa funestissima frana, la dispersione scolastica che supera il 20%, rispetto a 7-8% delle Regioni più ricche al di là del Tevere. 

Questi numeri però non scalfiscono, come sottolineato, la sensibilità di nessuno e a Palermo il dibattuto si concentra sull’inflazione che erode però solo lo stipendio dei deputati, tant’è che se lo sono aumentato di 900 ero lordi in più al mese. 

Se poi le scuole cadono a pezzi e i ragazzi siciliani sono lasciati al buon volere dei presidi e dei docenti è un altro discorso e in ogni caso alla politica non interessa. 

Loro fra l’altro sanno bene che la gente, dopo qualche giorno, dimentica e chi ricorda non va a votare: sono dunque, questi politici e questa politica, in una botte di ferro.

L’aspetto più preoccupante è però di carattere etico, perché sulla causa di questa frana ignominiosa della istruzione siciliana nessuno si sente colpevole e a Sala d’Ercole neanche uno aprirà un dibattito parlamentare, il nulla porrà una interrogazione almeno per conoscere e sapere: per capire insomma che sta succedendo.

Forse perché sono convinti, i deputati siciliani del parlamento siciliano,  che di cultura non si mangia e che fra incolti ci si capisce meglio.

Pasquale Almirante

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