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Svimez: al Sud 1 su 2 lavora con la licenza media, solo il 5% con la laurea

Nel Sud Italia acquisire un titolo di studio non garantisce sempre un’adeguata occupazione lavorativa. A sostenerlo è la Svimez, Associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, autore di uno studio, di prossima pubblicazione, La scuola nel Mezzogiorno tra progressi e ritardi, contenente un’analisi qualitativa della domanda di lavoro per settore, classe dimensionale dell’impresa, tipologia dell’impiego e livello di istruzione, effettuata sulla base dei dati previsionali Excelsior di Unioncamere. Dai risultati, riguardanti l’andamento del 2005, emerge come l’occupazione al Sud sia aumentata dell’1,7% (a fronte di un +0,7% al Centronord), ma le assunzioni sembrano concentrarsi verso la manodopera scarsamente qualificata. Nel Mezzogiorno, infatti, per quasi un lavoratore su due (42,4% degli assunti nelle aziende, 45% di quelli reclutati nelle piccole), il titolo di studio più richiesto rimane sempre quello della scuola dell’obbligo.
Secondo Sandro Gattei e Luca Bianchi, della Svimez e autori dello studio, “si conferma il dato, sia pure con leggera attenuazione rispetto alle previsioni del 2004, di una concentrazione delle assunzioni previste verso titoli di studio più bassi. La quota elevata di assunzioni con basso titolo di studio nel Mezzogiorno riflette la composizione settoriale e dimensionale della struttura produttiva, nella quale hanno un peso relativamente più elevato le costruzioni e le piccole e piccolissime imprese, normalmente caratterizzate da una più alta quota di personale con bassa istruzione”.
Decisamente contenuto e stabile negli ultimi due anni, invece, il numero di assunzioni previste per chi ha una laurea: se al Centro-nord si è giunti al 9,9% del totale di occupati, il Sud si contraddistingue per appena il 5,6%. Nel settore industriale, annota la Svimez, per i laureati, il divario territoriale si manifesta con particolare evidenza. Secondo gli autori il dato rappresenta una “conferma di una meno qualificata composizione dell’occupazione e di una conseguente specializzazione in produzioni (in cui è prevalente il manifacturing) meno knowledge based”.
Ed è sempre nelle imprese minori che la quota delle assunzioni con titolo di scuola dell’obbligo è mediamente superiore che nel resto del sistema economico, con una particolare accentuazione nel Mezzogiorno. Tale quota, infatti, raggiunge il 45% circa al Sud e il 40% nel Centronord nelle classi fino a 50 addetti, mentre nelle grandi imprese si colloca rispettivamente al 34 e al 31%. Insomma, la richiesta di personale meno elevato culturalmente sarebbe particolarmente evidente nelle piccole imprese, “a volte marginali, se non parzialmente irregolari”, spiega la Svimez. Un dato sicuramente deludente, ma che non sorprende chi sa bene che quasi il 60% delle assunzioni previste al Mezzogiorno fa capo alle piccolissime imprese, a fronte del 38% del Centronord. Nella medie e grandi imprese, invece, la composizione della forza lavoro è più o meno simile a Nord e al Sud.
Eppure anche nelle medie e grandi aziende non mancano sofferenza, tanto che la Svimez rileva “una dinamica occupazionale inversa rispetto alla dimensione delle imprese”. Al Sud, le aziende che hanno fra i 50 e i 249 addetti prevedono un saldo degli occupati negativo (pari a -0,1%), segno che non assumeranno e che in qualche caso licenzieranno. Migliore la situazione di questa tipologia aziendale, invece, al Centronord, dove aumentano (anche se di poco, +0,2%) gli occupati. All’aumentare del numero degli addetti, la situazione peggiora ulteriormente: nella classe dimensionale 250-499 il saldo occupazionale atteso al Sud è di -1,2% e di -0,1% nel resto del Paese, mentre in quella 500 e oltre è rispettivamente -1% e -0,3%. “Con riguardo alle classi superiori ai 50 addetti – concludono Bianchi e Gattei – i risultati attesi nel Mezzogiorno sono mediamente peggiori di quelli che si prevedono nel resto del Paese”. Insomma, per chi consegue un studio medio-alto al Sud Italia continuano a prospettarsi tempi sempre duri.
 
 
 
Alessandro Giuliani

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