“Chi già scuola manifesta certi atteggiamenti, un domani potrebbe aggredire un medico in un pronto soccorso o mancare di rispetto a un rappresentante delle forze dell’ordine in uno stadio”. Sono parole forti quelle pronunciate dal ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, in un’intervista al Corriere della Sera, ripresa dalla Tecnica della Scuola. Il riferimento è a quegli studenti e genitori che si lasciano andare a pratiche aggressive nei confronti di docenti, dirigenti scolastici e personale della scuola.
“Gli episodi di violenza – ha continuato Bussetti – vanno condannati duramente e, come ministro, non voglio limitarmi alla vicinanza formale: saremo al fianco di insegnanti, dirigenti, del personale amministrativo e ausiliario. Sono in contatto con la presidenza del Consiglio affinché, in ogni procedimento attivato con querela, il ministero possa costituirsi parte civile”.
Secondo il ministro, “la scuola deve potersi concentrare sulla gestione del rapporto con le famiglie, adottare metodi di recupero efficaci dei ragazzi, anche quelli più problematici. E si può fare solo puntando sull’educazione civica e restituendo tempo al mondo della scuola affinché possa perseguire il suo obiettivo principale: il successo formativo”.
Sull’introduzione di un’ora di educazione civica alla settimana, come chiedono i sindaci nella loro proposta di legge, Bussetti si dice d’accordo ma non si impegna nell’inserirla come disciplina curricolare: “che serva più educazione civica è un dato di fatto. Come fare senza appesantire l’orario è una delle prossime sfide”.
Il neo ministro preferisce un’azione a largo raggio: “Penso a un’offensiva su più fronti, che restituisca a chi lavora nella scuola l’autorevolezza che gli spetta”, perchè “i genitori non possono improvvisarsi docenti o dirigenti scolastici: ognuno deve stare nel confine dei propri ruoli”.
La strada, per Bussetti, è quindi tracciata. Occorre, certamente, potenziare l’educazione civica a scuola, magari attraverso progetti ed iniziative di vario genere, ma senza aggiungere ore settimanali.
Tuttavia, siccome si tratta di un’azione che produrrebbe risultati solo a lunga scadenza, parliamo di diversi anni (a meno che non si voglia agire anche sui genitori), il titolare del Miur punta soprattutto e supportare docenti e dirigenti scolastici nelle loro azioni giudiziarie.
E per un dipendente dello Stato che si accinge a querelare chi lo ha aggredito, avere il Miur costituito “parte civile”, quindi che dà manforte al proprio legale in tribunale, rappresenta un passaggio rilevante.
Questa è la vera novità, dopo l’escalation di episodi di violenze verso la scuola e suoi “operatori” cui abbiamo assistito negli ultimi mesi: non fare sentire più soli i formatori pubblici ufficiali colpiti, verbalmente e fisicamente nell’esercizio delle loro funzioni.
Si è scelta, certamente, l’azione più diretta e immediata, vicina alla filosofia leghista, sempre guidata– a costo di eccedere nelle modalità – dall’esigenza di difendere strenuamente i diritti dei cittadini.
Quando sarà il prossimo concorso docenti 2024, denominato da molti Concorso Pnrr 2? Come sappiamo il…
Continua a dividere l’emendamento al disegno di legge sulla Manovra 2025 proposto dal deputato FdI…
Prosegue, con qualche novità, la vicenda del professor Christian Raimo, l’insegnante romano sospeso per tre…
Salve, sono un docente di sostegno, di ruolo nella scuola secondaria e desidero far conoscere…
Pubblicare le graduatorie dei candidati docenti risultati idonei ai concorsi, ammetterli a frequentare il corso…
A volte capita, soprattutto per le festività natalizie, ma anche per altre particolari ricorrenze, che…